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Le inquietudini di QUEL CHE RIMANE tra genitori e figli
a cura di Roberto Canavesi
Visto al Cubo Teatro di Torino sabato 8 giugno 2019
di Francesca Garolla 

regia Alba Maria Porto 

con Mauro Bernardi, Roberta Lanave, Matilde Vigna 

scene e costumi Francesca Sgariboldi; light design Francesco Dell'Elba; harmonium Maria Valentina Chirico; tape loops Andrea Penso; organizzazione Claretta Caroppo; assistente alla regia Francesca Caldarola;

Promosso dalla Fondazione Archivio Diaristico Nazionale n collaborazione con Polo del ‘900, Archivio dei Diari di Lisbona, Fabulamundi Playwriting Europe 

Produzione FCT/TPE in collaborazione con Asti Teatro e in coproduzione Asterlizze
Un figlio, una figlia, una madre da anni reclusa nel suo mondo di silenzi e fantasmi, prigioniera di un segreto che si porta dentro, e che a fatica i due giovani cercano di scardinare: ha qualcosa di inquietante il Something about you. Quel che rimane, che Alba Maria Porto dirige, su testo di Francesca Garolla, ispirandosi al corposo patrimonio di diari lasciato da una comunità di donne nell'Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano.

Viaggio nelle inquietudini dell’anima per un percorso nella memoria che sbatte in faccia allo spettatore la prospettiva di un genitore si ancor vivo, in realtà non più al mondo, e quella di figli chiamati a leggere i segnali che la madre, in maniera più o meno criptica, invia loro: il tutto ambientato in una scena semi buia, quasi claustrofobica, proiezione visiva di un mondo interiore che la donna lentamente svela, e che i figli di conseguenza scoprono ed interpretano.

Se alla distanza il testo tende ad implodere, più che ad esplodere, attorcigliato su se stesso in una spirale di immagini tanto crude quanto statiche, la lettura della Porto ha il merito di concentrarsi sul possibile dialogo tra passato e presente, tra genitori e figli, tra ricordi di ieri e realtà di oggi: l'hic et nunc dei malati di depressione forse non esiste, è un costante vivere in quello che è stato avendo come unici legami le scatole di tranquillanti e sonniferi che scandiscono una quotidianità vissuta nel totale isolamento materiale ed affettivo. Una piaga del presente, riletta attraverso documenti e testimonianze del passato, che in scena prende forma in uno spettacolo dove ci si interroga con domande spesso destinate a non aver risposta: ne consegue, per lo spettatore di oggi, genitore o figlio che sia, una pesante eredità di dubbi ed inquietudini sulle modalità di approccio ad un disagio reso con la giusta misura tanto dalla madre di Matilde Vigna, fragilissima creatura in perenne e silenziosa lotta con quel passato diventato per lei eterno presente, quanto da Roberta Lanave e Mauro Bernardi, figli impegnati nella non meno difficile battaglia di dar voce, e quindi interpretare e capire, i silenzi e le inquietudini del genitore.
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