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E se la vita fosse per davvero UNA VERA TRAGEDIA?
a cura di Roberto Canavesi
Visto al Teatro Astra di Torino martedì 20 ottobre 2020
DI RICCARDO FAVARO
 
PROGETTO E REGIA ALESSANDRO BANDINI E RICCARDO FAVARO 

CON ALESSANDRO BANDINI, FLAVIO CAPUZZO DOLCETTA, ALFONSO DE VREESE, MARTA MALVESTITI / CON LA COLLABORAZIONE ARTISTICA DI PETRA VALENTINI 

DISEGNO E REALIZZAZIONE SCENE GIORGIO MORANDI, MARTA SOLARI / COSTUMI MARTA SOLARI / DISEGNO SONORO E COMPOSIZIONE MUSICHE ELENA RIVOLTINI / DISEGNO LUCI PIERFRANCO SOFIA 

PRODUZIONE LAC LUGANO ARTE E CULTURA IN COPRODUZIONE CON TEATRO i / SPETTACOLO VINCITORE DEL PREMIO SCENARIO 2019 / PRESENTATO CON ASTI TEATRO
I primi nemici sono i parenti: così recita un vecchio adagio che ben sembra adattarsi ad Una vera tragedia, creazione di Riccardo Favaro ed Alessandro Bandini interessante esempio di sperimentazione prossima a scardinare il controverso rapporto tra testo ed azione scenica: al netto di una trama affatto funzionale alla piena comprensione dello spettacolo, narrazione famigliare che dalla commedia evolve in tragedia in un contesto giallo, ora grottesco ora feroce, la piéce offre alcuni spunti di interesse a partire dall'evidente intenzione di scollegare l’impianto testuale dall’azione, con il copione presenza "fisica" in scena nelle proiezioni sul fondo palco. 

Dissociazione che allo spettatore richiede l’approccio da una doppia prospettiva, da un lato le parole da leggere, dall’altro le azioni da seguire, per un processo interpretativo risolto in intrigante corto circuito con tanto di finale di partita a ricordarci un collettivo gioco al massacro: sessanta minuti filati in cui si gioca molto sulla sospensione dell’attesa, e dove la "vera tragedia" del titolo è pronta ad aleggiare in un elegante interno borghese, senza mai prender forma definita, in attesa del finale segnato dall’ennesimo rimescolamento di carte. In tutto questo Alessandro Bandini, Flavio Capuzzo Dolcetta, Alfonso De Vreese e Marta Malvestiti sono i giovani interpreti di un dramma che strizza l’occhio al format televisivo, da elogiare per la necessaria versatilità richiesta dai continui scambi di ruoli che, se a tratti disorientano lo spettatore, hanno l’indiscusso merito di mettere provocatoriamente in crisi il meccanismo scenico e le dinamiche comunicative del più classico teatro borghese. 

Una vera tragedia è ad oggi spettacolo non esente da possibili migliorie, soprattutto in una seconda parte che a tratti da l’impressione di trascinarsi, ma di cui va elogiato il coraggio di spingersi oltre teatrali colonne d’Ercole ancor oggi a torto, o per pigra comodità, considerate limiti insormontabili.
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