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Prove generali di una ripartenza teatrale…
a cura di Roberto Canavesi
Cronaca di un pomeriggio ospiti de Il Mulino di Amleto
Torino, a Casa Fools, sabato 6 giugno 2020
Pensa ad un pomeriggio di fine quarantena con teatri chiusi e l'incertezza regnare sovrana sul futuro di compagnie ed artisti; prendi un gruppo di professionisti guidati da un regista che li conosce come nessun altro; immagina artisti e regista in uno spazio, Casa Fools, intento a mantenere vivo un istinto di salvezza messo a dura prova dagli inspiegabili silenzi di chi dovrebbe tutelarne la sopravvivenza. Mescola tutto questo e, come per incanto, ti trasformerai in spettatore privilegiato di un suggestivo gioco teatrale. 

L’invito a partecipare arriva da Il Mulino di Amleto con qualche giorno di anticipo, accompagnato da un preciso compito: portare con sé un libro che, secondo il proprio gusto, dovrebbe essere salvato dal fuoco di Fahrenheit 451, e sceglierne una pagina da leggere ad alta voce: in sala, nel più totale rispetto delle norme di distanziamento, prendono posto tre ospiti, il regista Marco Lorenzi assistito da Alba Maria Porto, ed il nucleo storico della Compagnia formato da Roberta Calia, Barbara Mazzi, Francesco Gargiulo, Raffaele Musella, Yuri D’Agostino ed Angelo Tronca. In un’atmosfera rilassata è chiaro sin da subito che gli spunti di interesse non saranno pochi, a partire dalla mezz'ora di training che Lorenzi dirige facendo sua la lezione di Bruce Myers, indiscusso maestro del teatro europeo, recentemente scomparso, protagonista in passato di un memorabile incontro artistico con "i mulini": quello che potrebbe sembrare un semplice allenamento fisico di riscaldamento diventa il susseguirsi di esercizi su concentrazione ed interazione tra corpi che, non potendosi toccare, sono chiamati a trovare differenti forme di relazione e comunicazione. 

Dall'azione fisica a quella recitata il passo è breve, in rapida successione prendono forma una serie di scene a due con ciascun partecipante ispirarsi a quel titolo che vorrebbe salvare dall’ipotetica pandemia letteraria: da Ludovico Ariosto a Stefano Benni, passando per Fedor Dostoevskij, si materializza un processo creativo a tratti ricco di inaspettate suggestioni, e dove basta poco, uno zaino o un filo rosso, bigliettini di carta o un teatrino su di un tavolo, per far scaturire la scintilla della creatività drammaturgica. Si va ben oltre i previsti sette minuti, durata massima indicata per ciascun segmento, ma a spiazzare è la naturalezza nella creazione "artigianale" di un lavoro a due nutrito di performance e teatro di parola, di installazione video e riferimenti letterari: non immaginiamo, né crediamo interessi più di tanto, prefigurare cosa ne sarà domani di queste "azioni": sviluppate e perfezionate potrebbero acquisire autonomia scenica, come restare esercizi propedeutici ad un allenamento mentale e creativo di cui, più che mai, si avverte un forte bisogno. 

Il tempo vola via, a questo incontro ne seguiranno altri, e tornando a casa a notte inoltrata, non prima di aver condiviso le sensazioni personali ed aver letto ad alta voce un estratto dal libro prescelto, resta la consapevolezza di esser stati tutti, artisti ed ospiti, testimoni di un pomeriggio-serata dedicato alla creazione, distanti nello spazio ma molto vicini per intensità di intenti. 

Ad maiora…
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