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Lo ZUCCO di Koltès raccontato da diciannove giovani neodiplomati
a cura di Roberto Canavesi
Visto al Teatro Gobetti di Torino il 12 giugno 2018
di Bernard-Marie Koltès 

regia Licia Lanera 

con gli attori diplomati della Scuola del Teatro Stabile di Torino:
Nicholas Andreoli, Noemi Apuzzo, Federica Dordei, Anna Gamba, Alfonso Genova, Jozef Gjura, Noemi Grasso, Riccardo Livermore, Giulia Mazzarino, Riccardo Micheletti, Riccardo Niceforo, Giulia Odetto, Benedetta Parisi, Pierpaolo Preziuso, Federica Quartana, Elvira Scorza, Valentina Spaletta Tavella, Andrea Triaca

luci Vincent Longuemare; assistente regia Danilo Giuva 

Produzione Teatro Stabile Torino - Teatro Nazionale in collaborazione con Festival delle Colline Torinesi Torino Creazione Contemporanea
Nell'attesa di capire, loro e noi, se un giorno saranno famosi godiamoci la carica di vitalità che ne accompagna il debutto sulla scena teatrale in uno spettacolo-saggio con cui concludono il biennio formativo alla Scuola per Attori dello Stabile torinese, inserito all'interno del cartellone del Festival delle Colline Torinesi: stiamo parlando dei diciannove neo diplomati che, guidati da una non meno adrenalinica Licia Lanera, imperversano sul palco del Teatro Gobetti con Roberto Zucco, tragedia noir di un Bernard-Marie Koltès dall'esistenza assai tormentata al pari del suo protagonista. 

Lo Zucco del titolo è un serial killer fatto e compiuto, assassino senza scrupoli che prima si libera dei genitori, poi fa secco un poliziotto, da ultimo sequestra una donna di cui ammazza il giovane figlio: fin qui il dato di cronaca nera, ispirato ad una fatto realmente accaduto, che Koltès utilizza per il racconto di un’umanità priva di riferimenti dove gli unici appetiti da soddisfare sembrano essere quelli del sesso e della violenza: ribelle per definizione, Zucco conquistò subito le simpatie dell'inquieto Koltès pronto a fare di lui un simbolo della disobbedienza fin alle più estreme conseguenze.

Particolarmente adatto a spettacoli corali per numero di personaggi e impianto dei dialoghi, la truculenta saga dello spietato omicida rivive nell'ambientazione popolare che Licia Lanera sceglie per la sua rilettura: muovendosi tra crudo realismo e sboccato grottesco, non lesinando fiumi di sangue che zampillano come acqua da una fontana, o l’ostentazione di una nudità femminile ai limiti del feticismo, l’attrice e regista pugliese confeziona cento minuti filati senza mezze misure, ideale vetrina per giovani e scatenati interpreti che ne seguono con assoluta dedizione le (talvolta eccessive) indicazioni, facendosi apprezzare per impegno e partecipazione nella definizione di quell'universo di disperati tanto caro al mondo di Koltès: i ripetuti e meritati applausi della prima, al netto dell’inevitabile claque di parenti ed amici, certificano il felice debutto di un gruppo per il quale almeno una volta è inutile fare classifiche. Alcuni più convincenti, altri più emozionati, di certo tutti non si sono risparmiati per questo primo assaggio con quel teatro vero che auguriamo loro riserverà in futuro altri e più stimolanti incontri. 

Ad maiora….
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