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Souvenir di Milano, Ricordo di Milano/Conca Viarenna
a cura di Giampiero Raganelli
Visto il 22/06/2017 al Teatro i
ideazione e regia Rubidori Manshaft / testo Roberta Dori Puddu / collaborazione artistica Paola Tripoli / creazione Officina Orsi / video editing Rubidori Manshaft / riprese e online video Fabio Cinicola / oggetti di scena Officina Orsi CH 

con il sostegno di Pro Helvetia Fondazione Svizzera per la cultura, Città di Lugano, Fondazione Hernst Göhner / si ringraziaFrancesca Garolla

Durata: 60'
Percorrendo la via Gaudenzio Ferrari per raggiungere il Teatro i, ci si imbatte nell'insegna di un'impresa di pompe funebri che si chiama `Eternità`. La cosiddetta gentrificazione colpisce anche le agenzie mortuarie che si devono inventare nomi di richiamo. Eppure nella suddetta zona di Milano i locali trendy non sono imperanti, come nella vicina area dei Navigli, e permangono ancora elementi sobri o negozietti di una volta. Sempre in via Ferrari troviamo una merceria, un tappezziere, una pizzeria al trancio, il classico mini market gestito da asiatici, forse pakistani. 

I racconti del quartiere, le memorie di vecchi e giovani abitanti, sono l'oggetto di Souvenir di Milano / Ricordo di Milano / Conca Viarenna `Ho messo le tue scarpe`, un lavoro ovviamente site specific portato avanti dalla compagnia Officina Orsi, capitolo dell'ampio progetto Su l'Umano sentire.

Durante lo spettacolo non c'è nulla dal vivo. Le testimonianze degli abitanti del quartiere raccolte in video sono mostrate in due monitor, mettendo in parallelo una narrazione di un personaggio all'ascolto di un altro. Un grande schermo fa da sfondo al tutto, dove viaggiamo in quei luoghi attraverso le topografie di Google Maps, ma anche nel Central Park e in mille altri luoghi del mondo. Quello preso in esame rappresenta una briciola del pianeta, un microcosmo tra gli infiniti possibili che diventa l'universo dello spettacolo. 

Un quartiere fatto di palazzi anonimi, dove l'unica testimonianza `storica` è la Conca di Viarenna, lembo sopravvissuto dei navigli ormai interrati, proprio antistante il Teatro i. Una zona cuscinetto tra il centro della città e Porta Genova. Storie di immigrazioni da altre parti d'Italia, della Milano di una volta, che non c'è quasi più ma qualcosa sopravvive, come la trattoria Da Lina, tra un ristorante cinese e uno giapponese. La gentrificazione, come si diceva, non è stata violenta e al più si è creato un ambiente un po' multietnico. Emerge anche una Milano proibita, il quartiere una volta era un luogo del piacere frequentato dalle prime travestite, che per gli abitanti erano, al maschile, i travestiti. C'è una di loro tra i testimoni non mostrata in volto ma attraverso l'immagine di scarpe con tacco. Nessun moralismo né disgusto trapela dalle testimonianze, si trattava semplicemente di un aspetto del quartiere. E anzi la nostalgia di un qualcosa di più genuino rispetto al mercimonio sessuale di oggi via internet. Quartiere che è stato anche centro di un episodio di cronaca, protagonista il bandito romantico e avventuroso che fece tremare la città, Renato Vallanzasca che in via Alessi tenne sequestrata Emanuela Trapani, in un covo che si è ricamato fosse anche un'alcova. Unico episodio di nera evocato, tuttavia, all'interno di quella che Dino Buzzati sulle pagine del Corriere definì come la casba di Milano. 

Alla fine si torna sempre lì, al Teatro i, dove siamo ad assistere allo spettacolo. Riconosciuto dagli abitanti come punto che vivacizza la zona, che porta nel quartiere un pubblico 'intellettuale' che segue la sua programmazione di teatro di ricerca. Riconoscendo così un ruolo sociale a quel tessuto connettivo di spazi teatrali della città, ricavati e recuperati in vario modo, nelle zone anche periferiche o considerate marginali. Il lavoro di Souvenir di Milano funziona quindi anche come collante e dialogo di uno spazio teatrale e il suo circondario. Un lavoro di teatro sociale, di teatro partecipato, che indaga sull'identità e sulla trasformazione dei luoghi, per conservarne la memoria e registrarne la trasformazione.
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