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Lo schiaccianoci di George Balanchine
a cura di Giampiero Raganelli
Visto al Teatro alla Scala il 10 gennaio 2019
Pëtr Il’ič Čajkovskij
Lo schiaccianoci 
George Balanchine’s The Nutcracker® 
Balletto in due atti quattro scene e un prologo
Basato sul racconto Der Nussknacker und der Mäusekönig di E.T.A. Hoffmann (1816) 
Coreografia George Balanchine
© The George Balanchine Trust 
Ripresa da Sandra Jennings 
Scene e costumi Margherita Palli 
Luci Marco Filibeck 
Direttore Michail Jurowski 
Corpo di Ballo e Orchestra del Teatro alla Scala 
Con la partecipazione degli Allievi della Scuola di Ballo dell'Accademia Teatro alla Scala 
Coro di Voci Bianche dell’Accademia Teatro alla Scala 
Nuova produzione Teatro alla Scala
Un elemento di separazione del palcoscenico, un telone-parete all'occorrenza trasparente disposto per il largo, parallelamente al boccascena. Così si presenta la scenografia della casa Stahlbaum all'inizio dell'allestimento scaligero dello Schiaccianoci di Tchaikovsky, nella versione coreografata di George Balanchine ripresa da Sandra Jennings, ridisegnata da Margherita Palli e con la direzione di Michail Jurowski, esperto del repertorio russo. Si tratta della barriera che divide il mondo dei bambini, l'infanzia, da quello degli adulti, borghesi ben vestiti nel ricevimento per la vigilia del Natale. Bambini che a volte origliano il mondo serioso e ingessato dai grandi, il che ci rimanda, nel balletto che è un primigenio teatrino delle meraviglie della magia natalizia, a momenti della nostra infanzia, quando abbiamo spiato i regali sotto l'albero la notte di Natale. Ed è quella separazione stessa, tra realtà e magia, fantasia, onirismo infantili che è propria della struttura stessa dei due atti dello spettacolo

Pur lavorando secondo i vincoli e le rigide disposizioni della Fondazione Balanchine, Margherita Palli riesce a dare una nuova estetica allo spettacolo e a infondere a costumi e scenografie un senso del meraviglioso conferendo allo spettacolo di balletto di Tchaikovsky, tratto dal racconto di Hoffman, la sensazione di un teatrino di figura, di uno spettacolo di marionette o di uno spettacolo di magia incentrato sulla figura del prestigiatore mago Drosselmeier, così come nella declinazione di Balanchine. E così lo vediamo usare il pendolo dell'ipnotizzatore, ancora a richiamare lo stato onirico a seguire, o a mimare le ali del gufo che sormonta l'orologio a pendolo, in un momento che vira al gotico. E poi i soldatini dai movimenti da robot, il soldatino bambolotto schiaccianoci che diventa un danzatore in carne e ossa, come Pinocchio, il gioco del tiro alla fune, la guerra schematica con i topi, gli arlecchini strehleriani che escono dai pacchi, gli angioletti, per arrivare alla suggestione, cara a Balanchine, dell'albero di Natale che si espande. Dopo l'algido candore della nevicata, con il relativo Ballet blanc, il genio creativo di Margherita Palli esalta la seconda parte, che non è altro che un tripudio sensoriale di colori e musica nei richiami ai dolci e cioccolate, come le ballerine dal gonnellino verde, le pastorelle di marzapane, che richiamano le cassatine siciliane. La fabula si compie così in un teatro bomboniera dai colori pastello che esprime l'apice con Mamma Zenzero e la sua grande gonna come un ventre materno, nell'esaltazione della concezione di Balanchine del balletto come summa di danza, musica e arti figurative.
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