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SOGNO DI UNA NOTTE DI MEZZA ESTATE e ROMEO E GIULIETTA per la verde estate dello Stabile torinese
a cura di Roberto Canavesi
Visti al Teatro Carignano il 12 e 13 luglio 2018
di William Shakespeare 

regia di Elena Serra e Marco Lorenzi

con Vittorio Camarota, Giorgia Cipolla, Alessandro Conti, Yuri D'Agostino, Christian di Filippo, Barbara Mazzi, Raffaele Musella, Marcello Spinetta, Beatrice Vecchione,
Annamaria Troisi, Angelo Tronca 

scene e luci Jacopo Valsania; costumi Alessio Rosati e Aurora Damanti

Teatro Stabile di Torino - Teatro Nazionale
Una cosa è certa, a teatro i pubblici non sono mai tutti uguali: convinzione elementare forse, rafforzata dalle due serate del Prato inglese che lo Stabile di Torino ha organizzato come scommessa estiva in un Teatro Carignano dalla platea trasformata in verde distesa con tanto di zampillante fontana. Quanti nasi all'insù, quanti flash e quanti selfie per una gran fetta di giovane pubblico che entra nell'austera sala di rossi e dorati velluti testimoniando la scoperta di un luogo magico, ai più forse del tutto sconosciuto, nel quale un giorno si potrebbe fare ritorno. 
Quale che sarà il futuro, se lo scopo del gioco era intercettare nuovo pubblico con la doppia proposta scespiriana, il mese di repliche a serate alterne di Sogno di una notte di mezza estate e Romeo e Giulietta ha raggiunto l’obiettivo di presenze e caloroso gradimento.

In un tale specifico contesto il prodotto finale non poteva per tanti motivi essere una classica e rigorosa versione dei due classici del Bardo, semmai una rilettura edulcorata e, perché no, moderna per riaffermarne l’attualità di messaggi dalla valenza universale: è stato cosi per il Sogno di una notte di mezza estate da Elena Serra ambientato in una dimensione "altra”, tra sogno e realtà, e dove il protagonista assoluto è l’amore, il più nobile dei sentimenti, sviscerato e rappresentato in alcune delle sue infinite maschere. Luci stroboscopiche e musiche di impatto trasformano la verde platea in un bosco incantato dove dar forma al racconto degli irrequieti sovrani Oberon e Titania, cosi come ai preparativi per le imminenti nozze di Teseo ed Ippolita messe a repentaglio dall'inaspettata ribellione della giovane Ermia che rifiuta di acconsentire ad uno sposalizio combinato ed imposto dalla volontà paterna: immaginazione e fantasia, sogno e realtà, che la regista mescola con indubbia equilibrio creando un melting pot di immagini e suggestioni con tanto di "tradimento” letterario nel momento in cui sceglie di sostituire la recita dell’originaria Piramo e Tisbe con quella di Romeo e Giulietta, assecondando una libertà drammaturgica che tira la volata al secondo titolo diretto da Marco Lorenzi. 

Se l’amore, in vari modi ed a vario titolo, imperversa nel Sogno, che dire della celebre passione degli infelici amanti di Verona? E qui il regista romano va letteralmente a nozze, confezionando novanta minuti da favola più che da tragedia con protagonista una gioventù alla costante ricerca della propria identità: i due protagonisti, ma anche Tebaldo e Mercuzio, la Balia e lo stesso Principe-Djay, sono figli del nostro tempo, di una realtà in cui si ha paura a crescere, e dove si muore ammazzati da antieroe, come il più classico dei Polonio, all'interno di una recita sempre disincantata e leggera, mai frivola e banale. 

Due testi molto diversi per struttura e realizzazione che l’affiatato cast di giovani interpreti porta in scena con grande generosità: citarne alcuni vorrebbe dire far torto ad altri, e se forse l’unica pecca è nella distribuzione di alcune parti, a diffondersi nell'aria con prepotenza dalla scena è una grande carica di energia e vitalità, di coraggio ed impegno, che rendono le due serate del Prato inglese una godibile e piacevole esperienza.
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