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Blink: la vita in un battito di ciglia
a cura di Donatella Codonesu
Gioco teatrale sul tema dello sguardo firmato Phil Porter (TREND XIV)
di Phil Porter, regia Mauro Parrinello
con Celeste Gugliandolo e Matteo Sintucci
traduzione Francesca Montanino, scene e costumi Maria Mineo, musiche originali Matteo Sintucci
produzione Compagnia DeiDemoni e OffRome, in collaborazione con Tedacà e con il sostegno del Teatro Libero di Palermo

Visto al Teatro Belli di Roma, 11 dicembre 2017
Una storia d’amore sui generis, quella di Jonah e Sophie, ma a ben vedere neanche tanto. Due solitudini buffe e disperate, frutto della crescita in una ottusa comunità presbiteriana (lui) e di una cronica carenza di autostima (lei), che costringono i protagonisti a vite isolate e minuscole. Sono loro stessi, caratteri ai limiti del caso clinico, a rifugiarsi in un anonimato che li fa sentire protetti da un mondo ostile. Cercano costantemente di farsi invisibili e anche quando, per una serie di circostanze inaspettate, diventano vicini di casa, non si incontrano se non indirettamente, attraverso un monitor, che restituisce a Jonah l’immagine di una sconosciuta Sophie.

Letteralmente traducibile come il battere delle ciglia, e anche metaforicamente come attimo, Blink è un intelligente e divertente gioco di rimandi sul tema dello sguardo. Racconta innanzitutto di una singolare visione del mondo da parte dei due protagonisti: attraverso un monitor e attraverso l’obiettivo di una reflex. Punti di osservazione protetti, filtri che permettono l’osservazione attenta, nascondendosi però contemporaneamente alla vista degli altri.

Il testo gioca dunque in modo delicato sul tema dell’identità, che si definisce anche e soprattutto nello sguardo altrui. La modulazione ironica della scrittura è resa brillantemente da due attori sensibili (Celeste Gugliandolo e Matteo Sintucci), che sanno affrontare la drammaturgia con la leggerezza di giocolieri provetti. La regia di Mauro Parrinello è efficacemente essenziale: davanti allo skyline di Londra pochissimi oggetti scenici permettono di concentrare lo sguardo sulla ruota del London Eye, che non a caso è il cuore della storia, mentre gli sguardi dei personaggi secondari che popolano il racconto appaiono in scena come occhi da cartoon. Ed è così che in questa piccolo ma emblematico spettacolo tutto torna.

Guardare ed essere guardati diventa, per entrambi i protagonisti, un antidoto all’invisibilità a cui il mondo condanna. Se l’esistere è condizionato dall’essere visti, l’amore è qualunque cosa senti che sia. Ed ecco che, semplicemente, in questo logico relativismo, Jonah e Sophie finiscono per apparire due “persone normali”, o comunque non più singolari di tantissimi altri.

Presentato a TREND – nuove frontiere della scena britannica, XIV, lo spettacolo sarà nuovamente in scena il 19 gennaio 2018 al Teatro Garage di Genova
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