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DISGRACED (DIS-CRIMINI)
a cura di Roberto Canavesi
Visto al Teatro Carignano di Torino lunedì 9 ottobre 2017
di Ayad Akhtar 

regia Martin Kušej

con Paolo Pierobon (Amir), Anna Della Rosa (Emily), Fausto Russo Alesi (Isaac), Astrid Meloni (Jory), Elia Tapognani (Abe) 

traduzione Monica Capuani; scene Annette Murschetz; costumi Heide Kastler; musiche Michael Gumpinger; luci Fabrizio Bono, Daniele Colombatto

Produzione Teatro Stabile di Torino - Teatro Nazionale con il sostegno della Fondazione CRT
Ad apertura di sipario l'ambientazione è asettica, una stanza diafana dalle bianche pareti con un tappeto di carbone vegetale che costringe gli attori ad instabili equilibri, metafora di una condizione umana vissuta all'insegna della precarietà e dell'incertezza: defilata, ecco una spada conficcata nel terreno, funereo presagio dell'impietoso defluire degli eventi. 

Per il suo Disgraced, piéce del Premio Pulitzer 2013 Ayad Akhtar, Martin Kušej sceglie la strada del minimalismo scenico, confezionando con toni ora leggeri ora drammatici uno spettacolo che indaga il concetto di identità, idea universale che travalica l'appartenenza a fede e cultura. Uno spazio interiore più che fisico, luogo della mente all'interno del quale agiscono quattro interpreti protagonisti di continui incontri-scontri: a partire da Amir, quotato avvocato newyorchese di origine musulmana, per arrivare alla compagna Emily, pittrice americana da sempre attratta dall'universo islamico. Ed ancora Jory, afroamericana collega di Amir ed il di lei marito Isaac, gallerista ebreo pronto a tutto pur di ottener successo come mercante d'arte: un melting pot di umanità completato da Abe, giovane nipote di Amir deciso a rivolgersi allo zio per la difesa di un Imam ingiustamente detenuto.
Uomini e donne di successo all'apparenza integrati in un contesto sociale omologato, di fronte al quale però ciascuno avverte la crescente esigenza di affermare i propri principi identitari: e proprio su questo il testo di Akhtar punta con insistenza, sulla capacità di far emergere, in barba ad ogni convenzione sociale, quel desiderio di identità e di appartenenza di cui inevitabilmente tutti sono, a modo loro, ostinati depositari. 

Assecondata da una regia che lascia spazio all'incedere della parola, con il passare dei minuti la scena si popola sempre più di un'atavica rabbia: per alcuni desiderio di ribellione, per altri amara consapevolezza di un'appartenenza mai a pieno vissuta, per tutti stimolo ad un continuo interrogare ed interrogarsi con esiti alla fine anche drammatici.
Testo non facile, il Disgraced di Ayad Akhtar, che richiede grande equilibrio interpretativo, pena il rischio di eccedere nella misura diventando grottesche caricature di sé stessi: un compito arduo assolto con bravura, al netto di alcune zone d'ombra segnate da un'estrema rigidità fisica, da Paolo Pierobon, Anna Della Rosa, Fausto Russo Alesi, Astrid Meloni ed Elia Tapognani, tutti salutati dagli applausi finali.
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