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Recensione di: L'inganno dei ricordi
Nella vita ci sono circostanze che diventano pretesto per un'impensata resa dei conti, momenti di incontro-scontro dove possono emergere conflitti generazionali come rancori covati da tempo, e nel tempo sopiti: si muove in questa direzione l'inglese Shelagh Stephenson con The memory of water, pièce cui la torinese Associazione Nessun Vizio Minore si è ispirata per una commedia di intreccio famigliare, L'inganno dei ricordi, con Davide Bernardi a firmarne adattamento e regia.
In un interno neanche troppo borghese, Cecilia, Agnese e Margherita si ritrovano per organizzare il funerale della madre appena scomparsa: tre sorelle con esistenze molto differenti, pronte a liberare i cassetti da vestiti e suppellettili, ma anche a svuotare gli angoli della loro memoria da consolidati livori. E se Agnese è l'unica ad esser rimasta nel tempo accanto alla madre, Margherita si trova a vivere con il lutto un ancestrale rapporto con quell'idea di maternità che l'ha accompagnata per tutta la sua vita con inquietanti contorni: da ultima Cecilia, eterna ragazzina incapace di prendere in mano un'esistenza condotta sui binari delle dipendenze e dello shopping compulsivo, in perenne attesa di una telefonata dell'improbabile fidanzato di turno. Completano il quadro Vittorio, marito di Agnese insoddisfatto del proprio lavoro, ed Edoardo, il compagno “clandestino” di Margherita restio ad interrompere un matrimonio subìto per non vedere compromessa la sua carriera di rampante politico.
Privilegiando la commedia al dramma famigliare, Davide Bernardi costruisce un impianto apprezzabile per intensità e ritmo nell'incontro con una famiglia sferzata da tensioni come menzogne, cui fanno da contraltare improvvisi slanci di emotività genuina spesso alimentata da imprevisti flash della memoria: e se la presenza-assenza materna risulta in scena niente più che un semplice abbozzo, ad imporsi con decisione è proprio l'idea di una memoria come elemento collante, trait d'union tra ieri ed oggi che possa essere, al tempo stesso, pretesto per una riconciliazione con il passato e strumento d'ispirazione per il futuro. Disegno unitario che le tre sorelle sembrano comprendere e voler far proprio, trovando, forse per la prima volta nella loro vita, un punto di convergenza comune.
Il tutto si risolve in novanta minuti filati sostenuti con evidente intensità da Corinna Costa, Patrizia Schneeberger, Silvia Caltagirone, Matteo Barbero e Iacopo Di Nuzzo, i cinque apprezzati interpreti cui sono andati convinti e meritati applausi.

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