con: Silvia Costa / voce: Bernardo Bruno
sculture: Istvan Zimmermann & Giovanna Amoroso / tecnico del suono: Matteo Braglia / macchinista: Filippo Mancini / addetto alla produzione: Benedetta Briglia / organizzazione e promozione: Valentina Bertolino, Gilda Biasini / amministrazione: Michela Medri, Elisa Bruno, Simona Barducci, Massimiliano Coli
produzione: Socìetas Raffaello Sanzio
in coproduzione con: T2G-Théâtre de Gennevilliers - Centre dramatique national de création contemporaine / creato a: Venezia per Biennale College - Teatro nell’agosto 2013 / in coproduzione con: Théâtre de la Ville e Festival d’Automne a Parigi / in collaborazione con: La Biennale di Venezia
durata: 55'
Ethica. Natura e origine della mente è il primo capitolo di un percorso della compagnia nel pensiero di Spinoza, e in particolare il secondo libro dell'Ethica, la maggiore opera del filosofo. Il filosofo che, ricordiamo, scardinava il concetto di trascendezza divina, in base all'assioma secondo cui una causa non può essere eterogenea rispetto all'effetto. Così il teatro, e l'arte, non può essere un qualcosa di etereogeneo rispetto al suo pubblico.
Dentro la stanza avviene un dialogo tra la Luce, impersonata dall'attrice della compagnia Silvia Costa sospesa nel vuoto, aggrappata a un cavo; la Telecamera, impersonata da un cagnolone che si aggira tra il pubblico che parla il linguaggio dei gatti e altri linguaggi; con la presenza della Mente personificata da una moltitudine di personaggi. Se la verità, per il filosofo secentesco, si manifesta in contrasto con il falso proprio come la luce con le tenebre, la Societas carica di una prima grande ambiguità la sua macchina teatrale. La Luce è sospesa nel vuoto, aggrappata a un cavo con un unico dito: impossibile anche per i migliori acrobati rimanere così per tutta la durata dello spettacolo, e anche le norme di sicurezza lo vieterebbero. Secondo il criterio dell'evidenza o il modello deduttivo, cari al filosofo, non si può che dedurre che si sia un impercettibile trucco teatrale, la Luce si fonda su di un falso. L'animale senziente e poliglotta che coincide con la telecamera, negazione del teatro, dell'arte dal vivo e una delle vie di quella che sarà la riproducibilità tecnica dell'opera d'arte. La fessura da dove siamo entrati, scorcio di una vuota platea, che mostra il divenire della vita, l'erotismo dei corpi nudi, la natura come vegetazione e poi lo scheletro, la sua decomposizione.
La Societas mette in scena il teatro, l'arte, e gli spettatori, la corporeità, dell'uomo e dell'animale, e la mente, il Dio spinoziano e/ossia la natura.
@Guido Mencari