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L'onirico viaggio del CARILLON di Tedacà
a cura di Roberto Canavesi
Visto a Tedacà bellArte il 24 febbraio 2018
Di e con Simone Schinocca e Andrea Fazzari 

Si ringraziano per il supporto alla produzione: Claudia Cotza, Livio Taddeo, Valentina Renna 

Un grazie particolare a Claudio, Deka, Eugenia, Federico, Flavia, Leonora, Luciano, Riccardo, Silvana e Vesna per averci parlato del loro desiderare

Produzione Tedacà
Esistono spettacoli la cui genesi è un processo di sottrazione, più che di accumulo, di parole, situazioni ed immagini: è questo il caso di Carillon, l’ultima produzione Tedacà, scritta a quattro mani da Simone Schinocca ed Andrea Fazzari, esito finale di un percorso creativo dedicato all'idea di desiderio e nato da interviste che lo stesso Fazzari ha prima realizzato, e poi affidato all'attento collage drammaturgico del suo regista. 

A conti fatti si può solo immaginare l’insieme di parole e situazioni accumulate negli incontri con persone tra loro assai diverse: quel che la scena restituisce è un racconto fiabesco ambientato in uno spazio neutro, stanza dalle bianchi pareti al cui interno ci si muove, con modalità ora frenetiche ora compulsive, per la definizione di quello che tanto sembra un sogno, un viaggio che nasce e parte da lontano. 

Si racconta di un’anziana nonna che, alla stregua di una moderna Cassandra, senza esser creduta sogna cose destinate ad avversarsi; e si racconta anche della sua metà, Angiolino, che prima la rimbrotta per gli sfoghi notturni, e poi la accudisce con infinito amore. Ed ancora si racconta di Tizio, anonimo e coraggioso soldato il cui ritorno dalla campagna di Russia vive nelle immagini evocate dall'anziana donna, per poi dal nulla materializzarsi in scena.
Il racconto di un viaggio, si diceva, ma anche il tentativo di dar forma ad istinti e desideri atavici per la natura umana: nell'ostinata interazione con la natura che Tizio coltiva nel suo peregrinare, parlando con l’acqua o con gli ostacoli puntualmente proposti da un impervio tragitto, prende forma il desiderio di andare oltre, di superare ed esorcizzare barriere fisiche come mentali che sempre accompagnano il destino ed il cammino dell’uomo. 
Tutto questo in scena è reso con assoluta intensità da un ottimo Andrea Fazzari, cantore ed interprete di pensieri e parole non sue, ma proprio per questo più preziose ed importanti in nome di un’universalità che colloca l’intero racconto sull'immaginifico crinale tra sogno e realtà.
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