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Jerk, la danza macabra di un burattinaio
a cura di Giampiero Raganelli
Visto alle Sale d'armi dell'Arsenale nell'ambito della Biennale Teatro 2018
creato e diretto da Gisèle Vienne 
drammaturgia Dennis Cooper 
musica originale Peter Rehberg e El Mundo Frio by Corrupted 
luci Patrick Riou 
creato in collaborazione con e interpretato da Jonathan Capdevielle 
voci registrate Dennis Cooper, Paul P
styling Stephen O’Malley, Jean-Luc Verna
marionette Gisèle Vienne, Dorothéa Vienne Pollak 
make-up Jean-Luc Verna, Rebecca Flores 
costumi Dorothéa Vienne Pollak, Marino Marchand, Babeth Martin 
consulenza per la ventriloquia Michel Dejeneffe 
traduzione dall’inglese-americano in francese Emmelene Landon 
con il supporto tecnico di Le Quartz Scène nationale de Brest 
direttore tecnico Nicolas Minssen 
direttore luci Arnaud Lavisse 
produttore esecutivo DACM con la collaborazione di Le Quartz Scène nationale de Brest 
coproduttori Le Quartz Scène nationale de Brest, Centre Chorégraphique National de Franche-Comté à Belfort nell’ambito di Accueil-Studio, Centro Parraga –Murcia
con il sostegno di Ville de Grenoble, Conseil Général de l’Isère and Ménagerie de Verre nell’ambito di Studiolab
La Compagnia Gisèle Vienne è sostenuta dal Ministère de la culture et de la communication – DRAC Grand Est, la Région Grand Est e Ville de Strasbourg 
La Compagnia è sostenuta da Institut Français per le tournée internazionali 
Gisèle Vienne è artista associata presso Nanterre-Amandiers, centre dramatique national e presso Théâtre National de Bretagne, Direction Arthur Nauzyciel
Durata: 55'
Presentato alla Biennale Teatro 2018, Jerk è un lavoro della coreografa e burattinaia franco-austriaca Gisèle Vienne, sulle scene dal 2008. Nasce dalla sua collaborazione con lo scrittore Dennis Cooper, di cui riprende l'omonimo romanzo. Sulla nuda scena il performer Jonathan Capdevielle che rievoca un atroce fatto di cronaca americana passato alla storia come Houston Mass Murders, gli efferati delitti del serial killer Dean Corll, con i suoi complici David Brooks ed Elmer Wayne Henley, che hanno ucciso 28 ragazzini nei primi anni '70, dopo stupri e sevizie. 

Gisèle Vienne immagina che il serial killer abbia imparato in carcere l'arte del burattinaio e che racconti la sua storia nella forma di uno spettacolo di ventriloquo con pupazzi. Jerk è un one-man-show che prevede anche momenti di lettura, da parte del pubblico, di due brani del romanzo di Dennis Cooper che rappresentano momenti in cui le vittime dei serial killer si sono presentate spontaneamente a loro per immolarsi, come una proiezioni della mente malata dei criminali. Brani particolarmente efferati costruiti sulla connessione tra eros e massacro, su sevizie e amputazioni visti come sublimazioni sessuali, anche ricorrendo a proiezioni di filmini. 

Il gioco che conduce Gisèle Vienne è quello di una mimesi grottesca del teatro di figura, nella forma della popolare arte dello spettacolo di marionette con ventriloquo, un tipo di spettacolo associato all'infanzia, che ha grande successo nella cultura di massa, basta pensare ai vari beniamini televisivi di quel genere. Arte che qui viene stravolta sia perché virata al pulp, ma anche nella sua stessa struttura, dove l'ultima parte vede il protagonista Jonathan Capdevielle esibirsi in ventriloquia ma ormai scollegato dai pupazzi che sono a terra esanimi, la voce non serve più quindi per doppiarli. Jerk è uno spettacolo disturbante, dove il performer bacia e simula amplessi con le sue marionette, ne schiaccia una a terra con i piedi staccandole la testa. Uno spettacolo sgradevole fatto di saliva e sputi. E la metafora del burattinaio rappresenta il senso di onnipotenza del serial killer nei confronti delle sue vittime. Un lavoro che sembra aver fatto proprio Milo Rau nel suo Five Easy Pieces, dove pure si mette in scena un omicida seriale, l'indicibile, ciò che la società rimuove, usando ancora la simbologia delle marionette.
  • @Alain Monot
    @Alain Monot
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