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Socrate il sopravvissuto / come le foglie
a cura di Giampiero Raganelli
Visto al Piccolo Teatro Studio Melato l'11 aprile 2018
dal romanzo `Il sopravvissuto` di Antonio Scurati con innesti liberamente ispirati a Platone, Cees Nooteboom e Georges I. Gurdjieff 
regia Simone Derai 
con Marco Menegoni, Iohanna Benvegna, Marco Ciccullo, Matteo D’Amore, Piero Ramella, Margherita Sartor, Massimo Simonetto, Mariagioia Ubaldi, Francesca Scapinello/Viviana Callegari/Eliza Oanca
costumi Serena Bussolaro e Simone Derai
musiche e sound design Mauro Martinuz 
video di Simone Derai e Giulio Favotto con Domenico Santonicola (Socrate), Piero Ramella (Alcibiade), Francesco Berton, Marco Ciccullo, Saikou Fofana, Giovanni Genovese, Elvis Ljede, Jacopo Molinari, Piermaria Muraro, Massimo Simonetto
maschere Silvia Bragagnolo e Simone Derai 
riprese aeree Tommy ilai e Camilla Marcon 
concept ed editing Simone Derai e Giulio Favotto 
direzione della fotografia e post produzione Giulio Favotto / Otium
drammaturgia Simone Derai e Patrizia Vercesi 
produzione Anagoor 2016
co-produzione Festival delle Colline Torinesi, Centrale Fies e con il supporto di Bando ORA! Linguaggi Contemporanei produzioni innovative 

Piccolo Teatro Studio Melato dall'11 al 15 aprile 2018
Il lavoro della compagnia Anagoor consiste spesso nel mettere in risonanza elementi della classicità con la contemporaneità. Così è anche per Socrate il sopravvissuto / come le foglie dove si incontrano Socrate e la sua condanna a morte, come raccontato nel Fedone di Platone, e la storia di Vitaliano Caccia, lo studente protagonista del romanzo Il sopravvissuto di Antonio Scurati, che ha compiuto un strage tra compagni di classe e professori, risparmiando solo uno di questi, il docente di filosofia Andrea Marescalchi. Queste due storie sono fatte intersecare in un momento in video in cui i dialoghi degli ateniesi in toga, con delle maschere da teatro classico, sono doppiate dai personaggi contemporanei, Socrate, Alcibiade, Critone con il professore e gli alunni. Due situazioni con forti specularità e simmetrie, il filosofo dell'antichità muore laddove quello contemporaneo è l'unico a sopravvivere, la maieutica socratica capace di far partorire la verità ad Alcibiade e agli altri discepoli, e l'insegnamento scadente in un liceo d'oggi, che spesso non riesce ad arrivare alla Seconda guerra mondiale, il convivio ateniese, l'agorà, e l'insegnamento frontale di una scuola con banchi e sedie. E tra questi due punti estremi aleggiano le antinomie del pensiero occidentale e della sua storia, gli orrori del Novecento e il Romanticismo, le origini del pensiero democratico, le tragedie private e quelle collettive, le concezioni di anima e immortalità come impostate da Socrate nei dialoghi. 

Centrali nel discorso sull'educazione, la pedagogia e la cultura, sono i libri, centrali nella seconda scena, quella che, nell'andirivieni temporale dello spettacolo, corrisponde all'ottobre 2000. Libri bagnati e spremuti, libri aperti per terra, libri buttati come scartoffie a formare un cumulo su cui si butta uno studente che viene poi sommerso. I libri sono il deposito del sapere, i suoi mattoni edificanti, gli strumenti di insegnamento, ma possono essere anche scadenti manuali scolastici. Proprio Socrate non aveva voluto scrivere nulla, mentre Vitaliano Caccia si presenta alla commissione d'esame, con il suo proposito di sterminio, senza portare libri con sè: l'assenza di libri in qualche modo lo associa al filosofo ateniese. 

La struttura portante scenografica di Socrate il sopravvissuto / come le foglie è una classe, con le sedie e i banchi. Se nella Classe morta Kantor faceva sedere vecchi e bambini, gli Anagoor fanno combaciare vita e morte, gli alunni seduti che si accasciano e penzolano, già ammazzati dal compagno. Alunni che sono disposti frontalmente rispetto al pubblico dello spettacolo, che gioca sulla direzionalità: da subito per esempio il professore è di spalle rispetto agli spettatori. Ma le sedie e i banchi possono anche spostarsi da soli, scardinando ogni punto fermo. 

Tra Socrate, e Platone, e Antonio Scurati, lo spettacolo si nutre anche di brani di Cees Nooteboom, spettatore in prima linea dei drammi del Novecento, di Gurdjieff, per cui pure è importante la pedagogia, citazioni di von Kleist, e sfoggia materiali eterogenei. Dai video, quello di Socrate e un altro fatto di lunghe riprese aeree di periferie, cave, propaggini di degrado industriale che diradano verso la campagna, il vuoto. A momenti di teatrodanza come quello finale che cadenza il tragico epilogo, accompagnando così il cortocircuito temporale nel cruciale settembre 2001.
  • @Giulio Favotto
    @Giulio Favotto
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