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Tradizione poca e modernità tanta: questo è il tempo de IL MISANTROPO
a cura di Roberto Canavesi
Visto al Teatro Astra di Torino mercoledì 28 novembre 2018
Versione italiana e adattamento Fabrizio Sinisi e Valter Malosti 

regia di Valter Malosti

Con Valter Malosti, Anna Della Rosa, Sara Bertelà, Edoardo Ribatto, Roberta Lanave Paolo Giangrasso, Matteo Baiardi e Marcello Spinetta

Costumi Grazia Materia; scene: Gregorio Zurla; luci: Francesco Dell’Elba; cura del movimento: Alessio Maria Romano; assistente alla regia: Elena Serra; canzone di Bruno De Franceschi; al contrabbasso: Furio Di Castri

Produzione TPE – Teatro Piemonte Europa realizzata assieme a Teatro Carcano – Centro d’Arte Contemporanea e Luganoinscena, in collaborazione con Intesa Sanpaolo
Il Misantropo di Valter Malosti trova casa in una scena neutra, illuminata dalle calde luci di Francesco Dell’Elba, ring più mentale che fisico all'interno del quale si materializzano i conflitti di anime contrastate ed in continua combutta: adattato a quattro mani con Fabrizio Sinisi, il capolavoro molieriano rivive in un allestimento dichiaratamente "pop” che strizza l’occhio al quotidiano con un linguaggio a tratti rozzo e scurrile, ritornando per così dire alle origini solo in prossimità dell'epilogo con il binomio Alceste/Celimene sdoppiarsi in Don Giovanni/Elvira, recto e verso di una medaglia simbolo dell’universale lotta contro ipocrisia e compromesso. 

Immaginato al di fuori dal suo originario contesto, Il Misantropo di Sinisi-Malosti diventa grottesca parabola di un Alceste alieno al mondo in cui vive, schiacciato nel confronto con la presenza femminile, il terzetto Celimene-Arsinoè-Eliante, a suo modo più moderna di lui, ed impegnato nella personale lotta contro tutto e tutti destinata a risolversi in una generale inadeguatezza: non conosce diplomazia e non ha peli sulla lingua, prigioniero esso stesso dei suoi fantasmi ed incapace di adattarsi alle trasformazione di un mondo con cui a fatica si relaziona attraverso modalità ora comiche, ora tragiche. 
Per dar vita ad una lettura così prossima alle istanze "dell’oggi” ci si attende una recitazione slegata da consolidati schemi "di ieri”, esito scenico che le vive interpretazioni dei giovani Roberta Lanave, Matteo Baiardi e Marcello Spinetta soddisfano a pieno: sono loro, a ben vedere, le figure più in linea con il disegno registico che vede l’Alceste anarchico di Valter Malosti impegnato in una resa dei conti, senza esclusione di colpi, con Celimene che Anna Della Rosa dipinge come magnetica virago a tratti perfetta sintesi di seduzione e spiazzante modernità. 
Dopo ottanta minuti filati si esce dalla sala con il dubbio che sia proprio il ricorso ad una recitazione troppo affettata di alcuni dei suoi interpreti il limite principale di un’operazione, sulla carta intrigante e suggestiva, per la quale non sono da trascurare i contributi della sempre brava Sara Bertelà, di Edoardo Ribatto e Paolo Giangrasso.
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