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Girovagando al TORINO FRINGE FESTIVAL, settimana 1…
a cura di Roberto Canavesi
Formula che vince … si cambia. 
Sintetizziamo così lo spirito del Torino Fringe Festival edizione 2022, la numero dieci, due settimane di spettacoli in giro per la città da quest’anno vestite con un abito del tutto nuovo: se infatti le precedenti annate si erano caratterizzate per il calendario di titoli replicati per tutte le sere, al massimo con l’inversione di orari per favorirne la fruizione da un maggior numero di persone, l’edizione del decennale presenta differenti proposte tra la prima e la seconda settimana. Se il cambio di format sarà premiante o meno per la ricca proposta di teatro off, di cui per definizione si alimenta il Fringe, lo si saprà solo analizzando i numeri in termini di presenze e gradimento del pubblico: di certo c’è che anche il 2022 ha offerto un ampio catalogo di proposte, pronte a spaziare dal teatro all’arte performativa, di cui ora in minima parte si racconterà nel resoconto delle nostre incursioni festivaliere.

Un viaggio divertente e colorato, tra artisti, volontari e padroni di casa delle compagnie ospitanti che ha avuto inizio a Spazio Kairòs con Cazzimma&Arraggia, produzione Sacco Zavatto / Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini con Errico Liguori e Fulvio Sacco, suo anche il testo scritto a quattro mani con Napoleone Zavatto: lo spettacolo riporta lo spettatore indietro nel tempo al 30 giugno 1984 quando, in un hotel di Barcellona, due dirigenti del Calcio Napoli dopo sessanta giorni di estenuanti trattative cercano di definire l’acquisto del secolo, portare sotto il Vesuvio il sinistro magico di Diego Armando Maradona. Tra bicchieri di sangria ed overdose di un caffè assai poco napoletano, si consuma il racconto di un’avventura che mescola sacro e profano, sogno sportivo al desiderio di riscatto di una città tutta, o forse di un parte intera del nostro paese. Da un lato della cornetta l’Ingegner Ferlaino, il Presidente, intento a mettere insieme i 13 miliardi in un folle proposito che coinvolge il potere politico e l’imprenditoria, l’intellighenzia cittadina e financo la curia; dall’altro i venditori blaugrana pronti, secondo una disarmante logica di mercato, a giocare al rialzo sperando di ottenere quanto più possibile dalla cessione del giocatore più conteso al mondo.
Errico Liguori e Fulvio Sacco, alle prese con un testo che nella parte centrale a tratti implode su sè stesso più che deflagare, si fanno apprezzare nei panni di due manager tutto fuorché spietati e senza scrupoli: e cosi il racconto diventa pretesto per la rappresentazione in chiave metaforica di uno spaccato di storia del nostro paese, istantanea anche divertente, per quanto sferzata da una spiazzante amarezza, dove affermare il desiderio di riscatto di una società calcistica come civile in cui si rivede e identifica un’intera comunità destinata negli anni a seguire a farsi incantare dalle magie domenicali del Pibe de Oro.

Spostandoci a San Pietro in Vincoli si è assistito al debutto di Dal sottosuolo–Underground, dittico dostoevskiano con Francesco Gargiulo e Barbara Mazzi, e la partecipazione di Christian Di Filippo, in un progetto de Il Mulino di Amleto prodotto da A.M.A. Factory/TeatroLiberoPalermo a cura di Marco Lorenzi ed Alba Maria Porto: ispirandosi a due capolavori assoluti della letteratura di tutti i tempi, Delitto e Castigo ed Il Grande Inquisitore, l’operazione di Gargiulo/Mazzi esplora in chiave contemporanea alcune tematiche universali della condizione umana, su tutte la solitudine, il desiderio di riscatto e rinascita.
Nei due momenti di cui si compone la serata prende forma un vero e proprio "atto politico" con, prima, Gargiulo nella veste di anchorman in uno spiazzante game show ed, a seguire, la Mazzi scatenata dj in un visual set dal non meno inquietante impatto: e se il contenitore potrebbe far pensare a un divertissement leggero, il contenuto è da subito pesante fardello in grado di smuovere le corde dello spettatore chiamato a vestire gli scomodi panni del giocatore. Le parole e le domande dello scrittore russo incalzano i presenti richiedendo coraggiose scelte in un percorso ad ostacoli, in cui si discute di libero arbitrio e di coraggio, di libertà e di felicità, arrivando ad alimentare un corto circuito dal crescente pathos pur in un contesto apparentemente frivolo: primo momento di confronto con il pubblico di un progetto prossimo a sviluppi futuri, e per il quale si auspica il mantenimento del doppio binario strutturale, Dal sottosuolo–Underground ha il merito di porre interrogativi senza la pretesa di fornire risposte. Semmai negli estratti presentati al pubblico, ora nella forma di domande da quiz, ora come suggestioni visive a tempo di musica, si stabilisce un gioco di specchi dove lo spettatore è chiamato a farsi carico "responsabilmente" di scelte e decisioni destinate ad indirizzare il proprio ed altrui destino.
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