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Un sabato sera alla ricerca di DIFFERENTI SENSAZIONI
a cura di Roberto Canavesi
Visto alle Officine CAOS di Torino sabato 10 ottobre 2020
Per definizione casa torinese della sperimentazione a teatro le Officine CAOS ospitano da sempre il programma delle Differenti sensazioni che Stalker Teatro, pur in mezzo a mille difficoltà, anche quest’anno organizza con encomiabile impegno: ogni quindici giorni sabato sera con due appuntamenti per una rassegna, giunta alla sua trentatreesima edizione, da sempre occasione per confrontarsi con le nuove tendenze in materia di sperimentazione applicata al teatro come alla danza, o alla performance.

La nostra visita alla Officine CAOS ha coinciso con la visione nella prima parte della serata del The barnard loop del collettivo DispensaBarzotti con la regia di Alessandra Ventrella e la presenza in scena del performer Francesco Napoli: come apertamente dichiarato dagli ideatori, il progetto è un cantiere aperto dedicato al tema della solitudine, e l’insieme di quadri visivi presentati nella tappa torinese non è altro che il primo abbozzo di quello che in un prossimo futuro dovrebbe diventare lo spettacolo definito. In un’anonima e buia stanza su di un letto disfatto un uomo vive un percorso onirico alimentato da suggestioni visive e sensoriali, metafora, immaginiamo noi, di una condizione esistenziale vissuta all'insegna della solitudine: voci registrate e rumori in sottofondo sono la scenografia per la rappresentazione di una vita vissuta tra la desolazione dell’abbandono e, forse, il desiderio di una nuovo domani. Dei 45 minuti presentati non è chiaro quel che ne sarà in futuro, ma per The barnard loop la strada ad oggi intrapresa è quella di una creazione performativa in bilico tra danza ed installazione visuale. 

Di esito più compiuto e definito si può invece parlare per la seconda proposta della serata, La commedia divina #like4like del collettivo Cie EsseVesse per un originale tributo dantesco in una serie di applaudite azioni realizzate servendosi dei differenti linguaggi della danza, della musica e dell’arte visiva: a giochi fatti l’impressione è che la creazione di Antonino Ceresia e Fabio Dolce utilizzi il richiamo dantesco come semplice pretesto per una riflessione sul ruolo dell’artista nel rapporto con il suo autore, indagine che i due coreografi siciliani promuovono in una serie di quadri, alcuni dal pregevole impatto visivo, dove il corpo del danzatore diventa lo strumento principale nella ricerca di quell'ideale legame tra artista ed autore. Su di un tappeto di suoni ed immagini dall'incalzate ritmo, spazio a corpi che danzano nel vuoto, ora attraendosi ora respingendosi, per poi congiungersi in un abbraccio finale ideale sintesi della comunione tra il poeta ed i suoi interpreti.
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