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Il baratro dell'esistenza? Solo l'amore, per Ionesco, ci salverà....
a cura di Roberto Canavesi
Visto alle Fonderie Limone di Moncalieri domenica 18 aprile 2021
di Eugène Ionesco 

traduzione Gian Renzo Morteo

con Michele Di Mauro e Federica Fracassi 

regia Valerio Binasco;  scene e luci Nicolas Bovey; costumi Alessio Rosati; musiche Paolo Spaccamonti ;assistente regia Giordana Faggiano; assistente scene Nathalie Deana 

Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale
Confessiamo di aver provato una certa emozione nel ritornare ad assistere a uno spettacolo dal vivo, a fatica reprimendo l’istinto di abbracciare gli attori al termine della recita. Anche per chi a teatro trascorre molte serate all’anno, il rientro, pur in un contesto ufficioso come quello di un’anteprima ad inviti, non è stato immune da una sana e genuina commozione: l’occasione è stata offerta dalla Fondazione del Teatro Stabile di Torino che negli spazi delle Fonderie Limone di Moncalieri lavora alla preparazione de Le sedie di Eugène Ionesco, regia di Valerio Binasco con in scena Michele Di Mauro e Federica Fracassi. 

Di anteprima si parlava, e come tale va giudicata la replica di uno spettacolo che, pur già ricco di fascino e suggestione, non potrà che crescere e migliorare con il passare del tempo: di certo c’è che a livello di testo scelta migliore non poteva esser fatta per la simbolica riapertura. E nel dire questo non ci si riferisce alla trama di una tragica farsa che, come per tutto il teatro dello scrittore franco rumeno, è pressoché irraccontabile a livello di plot: due anziani novantacinquenni, un uomo e una donna, marito e moglie da una vita, consumano l’attesa di una serata evento in cui assistere ad una sorta di messaggio alla nazione per il quale sono annunciati, invisibili presenze fatte accomodare sulle sedie accatastate in scena, amici e conoscenti, militari, imprenditori o semplici civili, non da ultimo Sua Maestà l’Imperatore. Tutti ospiti invitati ad ascoltare le attese parole pronunciate da un fantomatico oratore che si scoprirà essere sordomuto. Ed allora, ci si chiederà, di cosa si compone questo atteso messaggio?

La risposta è molto semplice, pur nell'apparente ambiguità di un testo che con il trascorrere dei minuti si rivela essere diabolico congegno ad orologeria per una deflagrazione che non arriverà mai: l’oggetto del tanto atteso discorso è l’amore, unico elemento in grado di salvarci dalle bruttezze della vita che ha reso possibile una comunione esistenziale tra i due protagonisti. E se la bellezza, per dirla con Dostoevskij, salverà il mondo, solo l’amore può darci la forza di combattere con la quotidianità, di trovare quell'energia per diventare un unicum con l’altro, raccontando e raccontandosi ogni giorno: il Vecchio e la Vecchia sono le due facce opposte di un’unica medaglia, hanno trascorso insieme l’intera vita arrivando a quello che sarà il loro ultimo giorno, prima di un catartico suicidio finale, animati dalla sola forza dello stare insieme, del vivere l’uno per l’altra. 

Servendosi della storica traduzione di Gian Renzo Morteo, in assoluto lo studioso italiano più attento dell’opera di Ionesco, Valerio Binasco ambienta il tragicomico racconto nello spazio scenico di Nicolas Bovey, geometrico spazio ai limiti dell’iperrealismo con una impilata di sedie a ricordarci l’ininterrotto fluire del tempo: in questo spazio-non spazio, abitato dai nonsense di un linguaggio quanto mai superfluo, si muovono con grande disinvoltura il Vecchio di Michele Di Mauro e la Vecchia di Federica Fracassi, ispirati interpreti dal clownesco aspetto in una grottesca riproduzione della fenomenologia amorosa. Nei loro dialoghi rivivono gli anni trascorsi insieme, diventando essi stessi personificazione di quel "tempo" di cui, ormai prossimi al congedo finale, incarnano l’inesorabile incedere: alcune scelte registiche, come la chiusura dello spettacolo con il tuffo dalla finestra, e non con l’intervento dell’atteso oratore, ribadiscono la centralità delle due figure cui Ionesco affida il compito di raccontare la vita nel suo divenire, senza fare sconti in termini di piccole e grandi ripicche, di divertenti e surreali gelosie. 

Amore e vita, i due poli attorno cui ruota l’assurda parabola de Le sedie per uno spettacolo che, quando sarà visibile a teatri aperti, metterà lo spettatore di fronte all'eterno interrogativo sul senso dell’esistenza, dilemma più che mai sentito in un’epoca nostro malgrado non poco tormentata.
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