Facce opposte della stessa medaglia, passiva e sottomessa la prima, destinato al delitto e dunque al rimorso il secondo, Ifigenia ed Oreste incarnano alla perfezione il ruolo sociale di vittima e non appena il destino li mette l’una di fronte all’altro fratello e sorella potranno liberarsi dal peso del passato, dalle colpe della propria casata, determinati a sfuggire a un futuro di sofferenza.
"Dopo diversi anni che metto in scena commedie - scrive Valerio Binasco - mi confronto con una tragedia classica. Vorrei affrontarla senza fronzoli stilistici, restando fedele come posso a una idea generale di tragedia, ovvero, per come pare a me oggi, uno spettacolo dove si vedono il dolore estremo e il caos dentro al quale, quando la sofferenza prende possesso della vita, vanno ad affogare uno ad uno tutti i sentimenti e i pensieri umani": da queste premesse la scelta è così ricaduta su due dei classici in assoluto più studiati e conosciuti, con la dichiarata intenzione di far di Ifigenia uno spettacolo severo, spoglio di attrazioni visive fini a se stesse, al cui interno convivano in perfetto equilibrio semplicità ed estremità nella forza della recitazione e della rappresentazione dei sentimenti umani. Convinto di come i protagonisti dei miti non siano solo dei modelli archetipici, semmai esseri pensanti depositari di solide analogie con gli esseri umani contemporanei, il lavoro collettivo guidato da Binasco si indirizzerà verso la rappresentazione di paure e dolori archetipici, ben presenti anche in noi, convinto del fatto che proprio dentro a ciascun contemporaneo si svolga una vita che è sia secolare che sacra, sia mitologica che patologica.
Lato suo l’Oreste tragico di Eschilo diventa in Euripide un attentatore psicopatico, come la cronaca contemporanea ne conosce tanti, pronto a reagire con ingiustizia e violenza agli strali di un destino per lui ingiusto e violento: e se nella partitura euripidea c’è una specie di lieto fine, per il quale è richiesta la presenza divina di Apollo, l’happy end corrisponde in realtà ad un mero espediente teatrale legato a un’epoca ed a un gusto, a una "moda" culturale di cui proprio per questo forse oggi si avverte la necessità di fare a meno. "Me ne sono sbarazzato - conclude Binasco - senza rimpianti. Quel che resta, è l’azione pura. È un grumo di verità che resiste ai millenni, e resiste perfino ai registi. Se decido di cercare la vita dentro a quel grumo di verità superstite, allora mi risulta impossibile pensare che Oreste venga salvato da Apollo. Oreste è solo. Non c’è nessun Apollo cui dare la colpa". Quel che ne resta è una tragedia della solitudine dove i due fratelli si autocondannano, commettendo una strage, consapevoli della loro condizione estrema.
Produzione Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale diretta Valerio Binasco, Ifigenia/Oreste vedrà in scena Giovanni Anzaldo, Sara Bertelà, Valerio Binasco, Giovanni Calcagno, Giovanni Drago, Giordana Faggiano, Jurij Ferrini, Nicola Pannelli, Letizia Russo e Arianna Scommegna: tre settimane di repliche alle Fonderie Limone di Moncalieri da martedì al venerdì alle 20.45, il sabato alle 19.30 e la domenica alle 17.30 con biglietti ad Euro 28 ed Euro 25. Gli spettacoli andranno in scena a sere alterne, ma in tutti i weekend di programmazione sono previste delle maratone che ne permetteranno la visione consecutiva. Info allo 011.51.69.555 o su www.teatrostabiletorino.it.
Oreste.jpg