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Con EARTHINK FESTIVAL il teatro abita la città
a cura di Roberto Canavesi
A spasso nell'undicesima edizione del festival dedicato all'interazione uomo-ambiente
La casa di un festival può essere un teatro o un’intera città se, nel caso dell’Earthink Festival diretto da Serena Bavo, si sceglie di abitare il territorio, offrendo visibilità a spazi diversamente destinati a rimanere nell’ombra: otto giorni di appuntamenti ad ingresso gratuito per una rassegna dedicata a quel rapporto tra arte e sostenibilità declinato in molte sfaccettature con spettacoli ed incontri, presentazioni e performance collettive. 
Un festival da vivere in itinere, passando da spazio a spazio, che ci ha visto spettatori in quattro serate: l’edizione 2022 si è aperta all’Atelier Teatro Fisico di Philip Radice con l’adrenalinica Apocalisse tascabile portata in scena da Lorenzo Guerrieri e Niccolò Fettarappa Sandri, applauditi protagonisti dei sessanta divertenti minuti di quello che potremmo definire un j’accuse generazionale, grottesco ed a tratti provocatorio manifesto contro regole preconfezionate e calate dall’alto a quella generazione di trentenni decisa a rivendicare libertà di pensiero e di azione. E se il pretesto è surreale, in un supermercato dell’anonima periferia capitolina compare un bel giorno Dio per annunciare la fine del mondo incontrando come unico interlocutore un giovane profeta dell’imminente Apocalisse, l’elemento di maggior interesse è l’intento rappresentativo di una generazione che in realtà sta già morendo ogni giorno, tra cavilli burocratici, apatia esistenziale, vorrei ma non posso o, in taluni casi, non vorrei neanche: la tanto citata comfort zone diventa l’alibi degli alibi, scusa perfetta per sottrarsi alla lotta quotidiana contro una vita altrimenti destinata a sprofondare l’individuo nel più desolante oblìo.
Da una parte la Roma caput mundi, luogo dove si dovrebbero poter realizzare sogni ed aspirazioni, in realtà ambito asfissiante ed opprimente, spazio fisico e sociale prossimo ad esercitare più repulsione che attrazione: dall’altra giovani la cui presenza è vissuta come ostacolo, e dove ogni tentativo di ribellione o di intraprendenza è subito bollato come pericolosa alterazione di uno status quo da preservare e dentro cui si è abituati a galleggiare. Tutto questo in scena rivive in un impianto comico, ai limiti del grottesco, esito finale di una scrittura a tratti bulimica, cui in certi passaggi gioverebbe maggior sintesi, che Lorenzo e Niccolò padroneggiano con disinvoltura e fermezza, guidando lo spettatore a risate tanto di pancia, quanto amare e consapevoli.

Spostandoci a Spazio Kairòs ci siamo ritrovati come spettatori/studenti di una singolare lezione, 2071. Una visita guidata al pianeta Terra che LAC – Lugano Arte e Cultura propone sotto forma di performance itinerante. Vestiti i panni di un Virgilio dei nostri giorni, Graziano Sorressi è la guida scientifica di un percorso a stazioni, tra la narrazione e la fotografia, tutto dedicato al tema del surriscaldamento globale, malattia del secolo di cui si presentano cause ed effetti per il prossimo futuro: e se il compito della scienza non è indicare forzatamente soluzioni, semmai portare alla luce istantanee talvolta impietose, alle tante parole ecco venire in soccorso il materiale appeso sulle pareti, fotografie scattate ai quattro angoli del mondo facenti parte della collezioni del Nature Photographer of the Year e del The Environmental Photographer of the Year, concorsi internazionali che ogni anno selezionano i migliori scatti di fotografia naturalistica. Passato, presente e futuro si collocano così su di un’ideale linea nella definizione di una conferenza spettacolo dove lo spettatore, all’inizio forse un po’ spiazzato dall’impronta divulgativo-didattica della narrazione, con il passare dei minuti entra sempre più negli ingranaggi di un racconto che ne auspica il coinvolgimento nelle future scelte per la difesa e salvaguardia del pianeta Terra. 

Registro del tutto diverso nell’incursione ad Off Topic con le Madres che Monica Luccicano ha scritto e diretto per Olivia Manescalchi in una serata dal dichiarato impegno civile: le donne del titolo sono quelle passate alla storia come le "madri di Plaza de Mayo", genitori tanto disperati quanto ostinati nel difendere la memoria di una generazione di figlie e figli, vittime della desaparecion della dittatura argentina, mai più ritornati a casa dopo esser stati sequestrati e barbaramente torturati. In un reading a tratti di intensa forza emotiva, accompagnata in scena dai musicisti Miguel Angel Acosta e Davide Pecetto, Olivia Manescalchi veste i panni di una madre intenta, nella cucina di casa tra fornelli e mani in pasta, ad intrattenere la platea di pubblico/giornalisti in un’insolita conferenza stampa dove racconta del suo dramma iniziato la sera del rapimento della figlia Claudia. L'interprete, indossato un velo nero, è anche colei che darà voce con strazianti parole all’itinerario infernale della ragazza, dalla prigionia alla scoperta dell’imminente maternità, dal parto fino all’ultimo viaggio su uno dei tanti voli della morte.
Madre e figlia rivivono in un racconto a due voci, recto e verso di un’unica medaglia le cui facce sono l’amore genitoriale e le speranze e disillusioni di una generazione di studenti e sindacalisti, di attivisti e semplici cittadini, che hanno pagato a carissimo prezzo il desiderio di libertà ed affermazione dei più elementari diritti: un’ora filata con il racconto alternarsi all’esecuzione di canzoni argentine, scenografia sonora di una pagina di storia per noi certo molto lontana, ma non per questo meritevole di cadere nel dimenticatoio. 

Ciliegina sulla torta, in assoluto sorpresa più apprezzata tra gli spettacoli visti, il Fire chamners del duo Fossick Project, all’anagrafe Marta del Grandi e Cecilia Valagussa, performance sonora-visuale per una drammaturgia di ombre dedicata alle specie animali in via di estinzione: zero parole per un viaggio riflessione sul rapporto dell’uomo con la Madre Terra sviluppato nel racconto visuale agito di fronte ad una lavagna luminosa da cui prendono vita i divertente personaggi di una storia capace di risultare teatrale molto più di tante narrazioni. E se Cecilia disegna con la luce, Marta fa altrettanto con la voce, musicando e facendo vivere l’insieme di ombre per la completa definizione di un mondo tanto da favola quanto in concreto pericolo: come in un cartone i cui fotogrammi sono animati da un’incalzante colonna sonora, sullo schermo rivivono e interagiscono flora e fauna, elementi unici di un moderno teatro delle ombre la cui fruizione, pensiamo soprattutto al pubblico dei più giovani e delle scuole, è oggi quanto più necessaria per la conoscenza e la salvaguardia del nostro pianeta.
Ideale conclusione di una rassegna come l’Earthink Festival dedicato alla sostenibilità ambientale, il Fire chamners di Fossick Project è progetto da vedere, viaggio nei meandri del nostro pianeta ed al tempo stesso inquietante rappresentazione di una convivenza tra uomo ed ambiente non sempre vissuta all’insegna del rispetto e dell’equilibrio.
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