con Dalila Cozzolino
regia Rosario Mastrota, aiuto regia Andrea Cappadona
luci e musiche Giacomo Cursi, effetti sonori Edoardo Staffa, scenografia Alessandro Di Cola, organizzazione Ettore Nasa, ufficio stampa Edoardo Borzi - Theatron 2.0
produzione Compagnia Ragli con il sostegno di Associazione daSud, ÀP Accademia, CSOA Spartaco
Spettacolo vincitore del Festival Inventaria 2019 sezione Demo - spettacolo vincitore residenza 2020 Teatrosophia, Roma - spettacolo vincitore MarteLive 2021
Tre monologhi ai margini della realtà. Tre storie sospese, isolate nel tempo e nello spazio, all’interno di un metaforico condominio diroccato, lavori in corso, divieto di accesso. Un luogo non luogo, domestico ma anche alienante, un limbo che accoglie i tre personaggi, fantasmi di un mondo che li ha cancellati con un gesto violento, cruento, definitivo. Eppure nelle voci e nei gesti perfettamente calibrati dell’unica attrice in scena, il loro cuore palpita, la loro energia è vitale, logorata ma forte e determinata. Sono in bilico fra vita e morte, ma l’emarginazione che li ha condotti sul baratro dell’esistenza è anche lo stimolo alla loro volontà di esserci, di dire, di dirsi.
Dalila Cozzolino si trasforma in scena, mutando caratteri e registro, offrendo tre versioni di una stessa poetica, che indaga la vita dell’anima al di la della vita umana, la solitudine totale che resta, un vuoto soffocante, al di la dello sguardo e del giudizio degli uomini. Accompagnata dalla regia essenziale di Rosario Mastrota, che si affida efficacemente a pochi elementi e alle luci suggestive di Giacomo Cursi, l’attrice evoca tre delle tante figure invisibili di cui il nostro quotidiano è affollato, rivendicandone prepotentemente l’esistenza. Rendendo giustizia a un testo, o meglio ai tre testi di Giuseppe Pipino, che trattano la delicata materie dell’ “essere niente” dandole finalmente voce.
Chi niente fu (non dirà niente)