"Mi pare, e lo dico con rammarico, che ci sia bisogno di ribadire i perché del teatro: - spiega Leonardo Lidi - e con teatro intendo l'unico che conosco, quello che non si accontenta del passato e non valuta la propria esistenza con l'applausometro, come un qualunque format televisivo. Chi ha messo, come me, la propria vita nelle mani del teatro spesso soffre nel vedere il proprio amore trattato con superficialità, come se non bastasse, come se in questo nuovo secolo e in questo nuovo millennio si dovesse rivalutare a tutti i costi la forza di questa arte": quale miglior testo, se non la saga del Principe di Danimarca, per scardinare le incongruenze e contraddizione del presente attraverso il linguaggio e la parola teatrale? Come da prassi nella poetica interpretativa del regista, Amleto diretto da Leonardo Lidi sarà tutto fuorché una classica rappresentazione del capolavoro del Bardo, semmai dallo stesso si attuerà una sorta di allontanamento, di voluta e consapevole presa delle distanze, per creare un effetto opposto che consenta al pubblico un progressivo e maggiore avvicinamento condiviso attraverso la rappresentazione. "Ecco un altro concetto che possiamo rispolverare - conclude il regista piacentino - grazie a questo infinito capolavoro: scegliendo il teatro non ci si accontenta della forma, del maledetto biopic che attanaglia la nostra epoca. Scegliendo il teatro, pubblico e attori scelgono l'anima dell'essere (o non essere) umani".
In scena, al solito per i lavori di Lidi, un cast insieme di esperienza e gioventù, con Mario Pirrello alla guida di sette possibili Amleti cui è richiesto di raccontare la necessaria ed indispensabile distanza con l'identikit del personaggio, senza tralasciare, semmai consolidando, un legame speciale con l'anima del protagonista: da queste premesse lo spettatore sperimenterà come, oggi, Amleto possa in realtà essere a noi molto più vicino e famigliare, ricordandoci, ad esempio, la necessità di preservare un rapporto positivo con gli artisti almeno quanto sia necessaria una mouse trap, leggasi teatro, per smascherare la corruzione del potere e mettere alla berlina le ambiguità di chi ci governa.
Produzione Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale con il sostegno di Fondazione CRT, traduzione e adattamento di Diego Pleuteri con regia di Leonardo Lidi, Amleto di William Shakespeare vedrà in scena Alfonso De Vreese, Ilaria Falini, Christian La Rosa, Rosario Lisma, Nicola Pannelli, Mario Pirrello e Giuliana Vigogna: tre settimane di repliche al Teatro Carignano martedì, giovedì e sabato alle 19.30, mercoledì e venerdì alle 20.45, domenica alle 16, con biglietti ad Euro 39 ed Euro 36. Info allo 011.51.69.555 o su www.teatrostabiletorino.it.
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