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L'uomo, la bestia e la virtù in scena al Teatro Manzoni
Presentato in conferenza stampa, al Manzoni, il lavoro di Pirandello L’uomo, la bestia e la virtù. La chiave interpretativa e il fascino dell’opera sta nella sua infinitezza, in un testo che rivive di volta in volta attraverso le parole degli attori. 
Il Direttore del Teatro Manzoni, Alessandro Arnone, ha presentato lo spettacolo L’uomo, la bestia e la virtù, in programma dal 14 gennaio fino al 31 gennaio, senza nascondere la propria soddisfazione per la positiva accoglienza da parte del pubblico dei lavori più recenti – tra le quali le ultime due commedie di prosa – rappresentati alla fine del 2015, che hanno registrato il “tutto esaurito”.
L’uomo la bestia e la virtù è un ritorno al grande classico. La garanzia di un autore, Luigi Pirandello, qui quanto mai farsesco e scollacciato, che si burla delle convenzioni borghesi, passandole attraverso la lente deformante del suo umorismo dai risvolti amari. Il lavoro, presentato per la prima volta nel 1919 al teatro Olimpia fu accolto con una certa freddezza da parte del pubblico. Anche perché a quei tempi alcuni temi (quale, ad esempio, la nascita di un figlio illegittimo) erano considerati scandalosi. Il lavoro, però, venne ben presto rivalutato dalla critica e resta una delle opere più interessanti e stimolanti dell’autore siciliano.
 
Geppy Gleijeses, uno degli interpreti principali del lavoro – è il Signor Paolino, l’amante – recita per la prima volta al Manzoni. Attore, drammaturgo, regista, produttore, Direttore Artistico del Teatro Quirino-Vittorio Gassman di Roma che, come il Manzoni, vanta una tradizione ultra secolare, essendo stato fondato nel 1871, ha sottolineato il ruolo svolto da queste due grandi istituzioni culturali che, purtroppo, negli ultimi tempi soffrono per la poca attenzione da parte della politica.
 
Tornando al lavoro teatrale, Gleijeses ha segnalato che si è ormai raggiunta la centesima replica. La riduzione del testo da parte del regista Giuseppe Dipasquale e l’allestimento è sempre quello iniziale realizzato dal teatro Stabile di Catania. E’ stato sostituito solo l’attore che impersona il Capitano Perella che prima era Lello Arena e adesso è Marco Messeri. Senza nulla togliere all’attore napoletano, Messeri, definito un po’ pazzo e un’anima libera, ha saputo meglio sviluppare quel senso di infinitezza che il testo di Pirandello nasconde tra le righe e le battute e che ogni volta rappresenta una scoperta per gli stessi attori.
 
Anche Marco Messeri è contento del lavoro svolto. Ha fatto la sua personale ricerca sul testo, individuando spunti, tic, caratteristiche del personaggio che interpreta – “la bestia” – un po’ infantile, crudele, esagerato, enfatizzando il contrasto con l’amante, in una sorta di duello dialettico, molto divertente che, alla fine, diventa un gioco al massacro in cui i ruoli finiscono per essere ribaltati. Quello che emerge è il mondo come lo vede Pirandello, a corrente alternata, dove positivo e negativo coesistono, si scontrano e si attraggono. 
 
La signora Perella è Marianella Bargilli, che riconosce come la sua parte sia difficile, anche se meno complessa di quella di Silia, del Gioco delle parti, da lei interpretata in passato. Marianella è inizialmente un automa etero comandato, fino al momento in cui si libera di quella corazza – la virtù – attraverso un monologo, non presente nell’originale, ma voluto dal regista, nel quale le si richiede di esprimere con levità e delicatezza  i passaggi da vari stati d’animo diversi.  
 
La scenografia è surreale, allegorica, metafisica per cogliere il senso più grottesco della farsa. Non ci sono maschere, come nella messa in scena di Carlo Cecchi, alla quale pure, forse, si ispira questo lavoro, e quelle fittizie che ogni personaggio si porta addosso, anche se a un certo punto, come nel finale della commedia, sembra che vengano tolte, non mostreranno mai il vero volto dei protagonisti, coperto in realtà da altre maschere fino all’infinito. Ma questo è proprio il fascino di Pirandello.  
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