La giovane, una studentessa di architettura, ha tutte le caratteristiche per offrirgli il pretesto di fuggire alle trappole delle ambizioni e delle paure derivanti da errori commessi in passato, se non fosse che lei stessa si mostrerà ben più scaltra di quanto potrebbe far pensare la sua giovane età, con altri personali piani a indirizzare il suo agire: prende cosi forma un racconto nutrito da temi cruciali come il rapporto tra creazione artistica e vita, l'abuso di potere e lo scontro generazionale, con sullo sfondo il crescente desiderio di un nuovo inizio.
"Ibsen - scrive Kriszta Székely - non offre solo personaggi delineati in modo preciso, relazioni psicologiche e vicende emozionanti valide ancora oggi per una messinscena, ma richiede di trovare un contesto in cui queste storie, vecchie più di centotrent'anni, non anneghino in un'evocazione teatrale del passato, in un'esposizione delle nevrosi di una società borghese che è ormai quasi del tutto scomparsa"; in questa direzione si muove l'adattamento realizzato, rilettura di una storia contrastata con uno sguardo fresco e contemporaneo, al contempo senza ignorare le sfide poste dal materiale originale, mantenendo intatti tutti i livelli di lettura.
Nella versione proposta si affronta da differenti prospettive l'idea di successo, analizzando come siano legati tra loro l'ego e la realizzazione, la creazione e la libido, e cosa si debba eventualmente sacrificare per raggiungere l'affermazione personale: ed ancora se sia legittimo giustificare a noi stessi meschinità e tradimenti con il fatto che li stiamo mettendo in atto per seguire la nostra vocazione, o se piuttosto la vita debba considerarsi alla stregua di un contenitore pieno di illusioni. "Questa storia ibrida - conclude la regista ungherese - si traveste inizialmente da thriller psicologico: poi, aggiungendo elementi inconsci incredibilmente densi, diventa un discorso misterioso sull'arte, sul prezzo della creazione, sui desideri profondi e le paure, in definitiva sul significato della vita”.
Prigioniero egli stesso del suo mondo e delle "architetture" edificate in una vita intera, Solness è il fulcro di un universo attorno cui ruotano tutti i personaggi: da sua moglie Aline, prigioniera del passato e della sua percezione del matrimonio, a Frida, collaboratrice da una vita (nell'originale di Ibsen personaggio maschile ma in questo adattamento personaggio femminile) prodiga in passato di consigli utili alla sua crescita. Ed ancora il figlio della donna, Ragnar, oggi dipendente al servizio di Solness attraverso cui Frida vorrebbe sperimentare la soddisfazione mai raggiunta.
Anche la ragazza di Ragnar, Kaja, lavora nello studio di Solness dove, completamente soggetta alla sua influenza, si lascia trascinare in una situazione estremamente ambigua, fortemente condizionata dalle sue idee sulle relazioni uomo-donna e sul potere .
Da ultimi il dottor Herdal, amico di famiglia e psichiatra la cui presenza eccessiva e il cui interesse per Aline e Solness oltrepassano i limiti professionali, o la giovane Hilde, forse il personaggio più enigmatico della pièce capace di stravolgere la quotidianità di Solness. Personaggio di grande modernità, Hilde incarna diversi tipi di femminilità: giovane donna caratterizzata da talento e ambizione, è al tempo stesso ragazza indifesa e confusa, vittima di un mondo maschiocentrico. Alla prova dei fatti Hilde sarà anche l'angelo vendicatore capace di riscattare l'intero genere femminile e tutti gli umiliati e gli sfruttati, facendo pagare a Solness la punizione che lui sente di meritare, ma che non ha ricevuto.
Produzione Teatro Stabile di Torino - Teatro Nazionale, adattamento di Ármin Szabó-Székely e regia Kriszta Székely, Solness da Henrik Ibsen vedrà in scena Valerio Binasco, Laura Curino, Alice Fazzi, Mariangela Granelli, Lisa Lendaro, Simone Luglio e Marcello Spinetta: due settimane di repliche al Teatro Carignano martedì, giovedì e sabato alle 19.30, mercoledì e venerdì alle 20.45, domenica alle 16, con biglietti ad Euro 37 ed Euro 34. Info allo 011.51.69.555 o su www.teatrostabiletorino.it.
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