regia di Eimuntas NekrosiusAnton Cechov (Autore), Eimuntas Nekrosius (Regista), Mindaugas Urbaitis (Compositore), Nadezda Gultiajeva (Costumi), Inga Strelkova Oboldina (Attore), Serguei Pinegin (Attore), Aleksey Petrenko (Attore), Dmitriy Zhuravlev (Attore), Anna Khodyush (Attore), Anton Kukushkin (Attore), Vladimir Ilyin (Attore), Igor Gordin (Attore), Liudmila Maksakova (Attore), Olga Chernook (Attore), Anna Yanovskaya (Attore), Ksenia Karaeva (Attore), Mikhail Trukhin (Attore), Ilya Isaev (Attore), Ivan Agapov (Attore), Il giardino dei ciliegi, completa `l'epica cechoviana` di Nekrosius. Lo spettacolo ` in cui per la prima volta il regista dirige attori russi - è stato presentato a Mosca nel 2004, anno in cui si celebrava il centenario della pubblicazione del testo, della sua prima rappresentazione a Mosca e della morte di Cechov. La serie delle produzioni cechoviane coincide temporalmente con il drammatico `divorzio` della Lituania dalla Russia e, senza dubbio, i sentimenti che agitavano Nekrosius erano l'angoscia e l'inquietudine: `Nei miei pensieri ritornavo al tempo in cui ero studente. La mia coscienza prendeva forma a quell'epoca sono degli anni Sessanta: quella è la mia generazione. E allora non c'era tutta l'aggressività che vediamo oggi. La gente era più benevola e felice. Io appartengo a quel tempo. Cechov l'ho sempre sentito vicino. Le sue opere sono ricolme di luce, ma anche di tanta oscurità. Il giardino dei ciliegi è davvero un'opera spietata e crudele `
Come è solito fare, Nekrosius rivisita in modo personale e assolutamente inconfondibile una delle opere più celebri della storia del teatro. Il giardino stesso non viene mai mostrato, ma coppie di innamorati camminano per sentieri in diverse direzioni. Il regista mette in primo piano il tema della morte (non a caso, la scena iniziale si apre al ritmo sinistro dei timpani da dietro il sipario: una marcia funebre, citazione della Sinfonia n.1 di Mahler, che farà da sottofondo all'intera rappresentazione) e mantiene nella struttura della messinscena quella forza visiva, basata sul movimento e sulla armoniosa fisicità degli attori, che ha fatto diventare questa produzione uno spettacolo-cult al Theater der Welt del 2005.