Drammaturgia: Daniele Ronco, tratto da "L’altro mondo" di Fabio Deotto
Con: Daniele Ronco e Luigi Saravo (in qualità di dramaturg e facilitatore)
regia di Luigi Saravo; scene di Massimo Voghera con la collaborazione di Roberto Leanti e Piero Ronco; assistente scenografa Luna Iemmola; costumi di Teresa Musolino; luci di Davide Rigodanza in collaborazione con il CNR
Progetto teatrale ai primi vagiti, l'operazione diretta da Luigi Saravo vede Ronco narratore del viaggio che Fabio Deotto ha intrapreso alcuni anni addietro su commissione di un'autorevole rivista del settore: dalla nebbiosa ed inquinata Milano, lo scrittore e giornalista brianzolo sbarca prima nel paradiso di cristallo delle Maldive, poi a New Orleans, città da sempre in conflitto con il bizzoso Mississippi, ancor oggi intenta a curarsi le cicatrici dell'uragano Katrina. In apparenza assai diversi, Deotto si trova di fronte a orizzonti a cui la natura sta presentando un conto molto salato per le generazioni presenti e future: terre che sprofondano nell'acqua come intere città destinate a soccombere nell'incontro-scontro con un contreto i cui effetti devastanti sono spesso amplificati da incuria e trascuratezza dell’uomo.
Facendo ampio ricorso alla prassi dello storytelling Daniele Ronco racconta di incontri con autorevoli politici o combattivi scienziati, con semplici tassisti o anonimi cittadini, tutti preziosi testimoni di un'epoca segnata dalla difficile convivenza tra uomo ed ambiente: e se il quadro che emerge dalle prime due tappe è tutt’altro che roseo, la prospettiva non si modifica nel prosieguo del viaggio che vede Ronco/Deotto spingersi alle estreme latitudini del paese di Babbo Natale, "dove tra qualche anno forse non ci sarà neanche più la neve", per poi far ritorno nella sua Milano non prima di un'incursione tra le magiche atmosfere della Venezia malata cronica tra calli e storici palazzi raccontati da un affamato archistar.
L’altro mondo. Piccole storia di cambiamento è non da ultimo un progetto di teatro ed ambiente che, non intendendo esaurirsi con la sola performance scenica, richiede allo spettatore-cittadino di metterci la faccia e scendere in campo, contribuendo alla fase creativa con una frase, un semplice pensiero o un breve racconto: anonime suggestioni drammaturgiche nel mare magnum del testo, ma soprattutto, si spera, significativi riflessi della collettiva e moderna percezione in materia di ambiente e sostenibilità.
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