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Il nuovo incontro tra Leonardo Lidi e Tennessee Williams per LA GATTA SUL TETTO CHE SCOTTA
a cura di Roberto Canavesi
Prima nazionale per uno dei testi meno rappresentati in Italia del drammaturgo americano
Torino, al Teatro Carignano, da martedì 29 aprile a domenica 11 maggio 2025
Ibsen, Garcia Lorca e Strindberg, Moliére, Williams e Cechov, tutto si potrà dire di Leonardo Lidi fuorché gli difetti il coraggio nel rapportarsi ai grandi nomi del teatro di tutti i tempi: autori intorno cui il regista residente del Teatro Stabile di Torino, anche direttore della Scuola per Attori, ha già costruito nel corso degli ultimi anni molti apprezzati progetti.
Ultimo in ordine di tempo il ritorno a Tennessee Williams, drammaturgo americano già incontrato nella circense versione dello Zoo di vetro, di cui ora porta in scena, con la nuova traduzione di Monica Capuani, La gatta sul tetto che scotta, pièce del 1955 che valse a Williams il suo secondo Premio Pulitzer, ideale approdo dopo il successo della trilogia cechoviana realizzata, tra il 2022 ed il 2024, con Il gabbiano, Zio Vanja e Il giardino dei ciliegi

Testo storicamente poco rappresentato in Italia, crediamo anche per gli effetti del contrastato rapporto tra l'autore e i suoi contemporanei che ne diedero letture fuorvianti, come si inserisce questo lavoro nel tuo personale percorso di ricerca teatrale? 
"Giunti alla fine della trilogia cechoviana mi sembrava corretto tornare a Williams perché ho sempre pensato che i due autori siano legati da un sottile filo rosso: Williams termina la sua carriera di drammaturgo con la personale riscrittura del Gabbiano, a testimoniare un legame molto forte nei contenuti delle sue opere e, più in generale, nella sua modalità di racconto. A ciò si aggiunga come La gatta fosse presente da tempo nel cassetto dei miei sogni, senza peraltro mai riuscire a trovare il pretesto necessario per portarla in scena: questo fino a quando, non tanto tempo addietro, mi sono imbattuto nell'intervista di una senatrice decisa ad affermare che una donna si può considerare pienamente realizzata solo in quanto madre. Questa dichiarazione ha fatto scattare in me la molla decisiva, facendomi capire che era ora di dare voce al testo di Williams che ruota proprio intorno a tutto quanto scaturisce dal radicamento di questa triste ed assurda convinzione". 

Nel tuo curriculum di regie grande attenzione è sempre stata dedicata ad un'analisi della società attraverso la lente famigliare, attività condotta analizzando le sue singole componenti con modalità quasi autoptiche: semplice interesse personale o specifico compito per chi fa oggi teatro? 
"La famiglia in questo caso è da intendersi non tanto come microcellula fondante la società, ma come impietoso spaccato della società stessa: Williams, infatti, parte dalla famiglia, e di essa si serve, per raccontare qualcosa di più grosso, per arrivare alla messa in discussione di dinamiche più politiche.
Per quanto riguarda il mio personale percorso, è vero come alla famiglia io abbia sempre dedicato una particolare attenzione che nient'altro riflette se non un più generale interesse riservato alla materia da parte delle istituzioni, e della politica in generale. Nel caso de La gatta questa famiglia di Williams è una sorta di presente vivente uscito male, e la parodia di questo istituto diventa la parodia della società con un capofamiglia dal destino segnato, una madre confinata in un angolo e figli giudicati ed amati solo se in grado di assolvere alle aspettative loro riservate". 

La gatta sul tetto che scotta racconta dei Pollitt, ricca famiglia del Sud degli Stati Uniti in profonda crisi di fronte all'imminente morte del padre: una sorta di resa dei conti tra genitori e figli come tra fratelli e rispettive mogli, uomini e donne sballottati tra reciproche accuse, ataviche gelosie, amori mai confessati. Quanto è moderna questa famiglia, e quanto tragicamente attuali le sue tormentate dinamiche relazionali?
"Uno dei motivi per i quali parliamo di un testo dalla scarsa fortuna scenica è che in effetti oggi può risultare datato in alcune dinamiche, soprattutto se ci si limita ad una mera trasposizione scenica della trama: Williams, però, scrive tra le righe, utilizza la sua scrittura in modalità fortemente simbolica.
Se ti limiti a mettere in scena il racconto rischi di esaurire presto i motivi di interesse in quanto, a mio parere, La gatta è uno dei testi più travisati della drammaturgia contemporanea, ed ancor oggi si rischia di viverlo non come un testo violento, ma come il ritratto di un quadro famigliare e poco più. 

Se dobbiamo limitarci alla rappresentazione della sola trama conviene rifarsi a testi ben più recenti: se, invece, scegliamo di confrontarci con un autore come Williams allora dobbiamo esser consapevoli della profondità delle sue pagine. Un aspetto molto poco compreso dalla scena italiana cui si preferisce la lettura più edulcorata sulla scia anche delle interpretazioni di matrice hollywoodiana".

Chi è oggi Margaret, la protagonista dello spettacolo, per l'occasione affidata all'interpretazione di Valentina Picello? 
"Come tutti gli altri personaggi anche lei deve giocoforza rientrare in un contesto corretto senza essere in quella condizione che gli altri possono considerare corretta: è una donna senza figli che potrebbe mollare tutto e tutti, partire e rifarsi una nuova vita da zero, ma che invece sceglie di dar forma ad un preciso disegno progettuale, l'arricchimento. È personaggio molto pratico che viene da una povertà assoluta e che in quella povertà non vuole ripiombare, semmai migliorare la propria condizione sociale fingendo tutto quello che c'è da fingere. Ed ancora è una donna che di continuo ci interroga sulla veridicità del suo amore, personaggio molto complesso che dovrebbe essere insopportabile, ma che invece ci risulta simpatica: una donna contemporanea decisa a raggiungere obiettivi per i quali non può prescindere dalla soddisfazione economica, moglie e madre disposta a diventare quello che altri vogliono a patto che gli altri vengano incontro alle sue condizioni".

Nell'attesa di vedere il vostro spettacolo, lavoro di squadra per il quale, come da prassi, hai fatto ricorso al prezioso contributo delle scene di Nicolas Bovey e dei costumi di Aurora Damanti, ti chiedo quali le specifiche richieste rivolte agli interpreti. 
"Come sempre nel mio processo creativo vado avanti con un gruppo storico di attori in ogni produzione integrato da elementi nuovi: la richiesta principale è sempre quella di non farsi vincere dall'emotività, l'emozione deve essere dominata. Mi muovo da questo punto di partenza in quanto il teatro, oggi, ha per me due funzioni: da un lato ritrovarsi come comunità in un luogo per condividere un potenziale emotivo, dall'altro in un mondo che si autoproclama a più livelli sovranista è doveroso che sia proprio il teatro a mettere alla berlina il sovrano, interrogando e rivolgendosi allo spettatore sempre in modalità provocatoria". 

Produzione Teatro Stabile Torino - Teatro Nazionale e Teatro Stabile del Veneto - Teatro Nazionale, traduzione di Monica Capuani con regia di Leonardo Lidi, La gatta sul tetto che scotta di Tennessee Williams vedrà in scena Valentina Picello, Fausto Cabra, Orietta Notari, Nicola Pannelli, Giuliana Vigogna, Giordano Agrusta, Riccardo Micheletti, Greta Petronillo e Nicolò Tomassini: due settimane di repliche al Teatro Carignano martedì, giovedì e sabato alle 19.30, mercoledì e venerdì alle 20.45 e la domenica alle 16.00 con biglietti ad Euro 37 ed Euro 34. Info allo 011.51.69.555 o su www.teatrostabiletorino.it.
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