con Valentina Carli, Vincenzo De Michele, Orsetta De Rossi, Giuseppe Tantillo
scenografia Francesco Ghisu, costumi Alessandro Lai, disegno luci Daria Grispino
Argot Produzioni
Visto al Teatro Argot Studio il 12 dicembre 2017
Ma procediamo con ordine, perché i meriti di questo testo non sono pochi, e fanno tutti egregiamente seguito a questa a dir poco insolita premessa. La scrittura del giovane (ma già premiato) Giuseppe Tantillo, innanzitutto, che pesa ogni parola e ogni silenzio, che costruisce meticolosamente tempi e contrattempi dei dialoghi. Un umorismo tranchant, che spiazza sempre, in una direzione sempre diversa, senza intaccare la salda coerenza della logica di fondo. La regia, dello stesso Tantillo (che è anche in scena) coadiuvato da Daniele Muratore: a sostegno del testo, mantiene costantemente una distanza fisica fra i personaggi, corrispondente alla loro solitudine emotiva; li fa interagire in modo impersonale, così che quando i loro occhi si incrociano il dialogo diventa improvvisamente, diversamente “vero”.
La precisione degli attori, impeccabili nelle battute e nella gestualità, miracolosamente efficaci nel rendere naturali dialoghi recitati a ritmo sincopato, spesso rasentando il surreale (Valentina Carli, Vincenzo De Michele e una notevole Orsetta De Rossi, capace di energia ferma e magnetica). L’equilibrio, leggerissimo seppur carico di senso e considerazioni, con cui lo spettacolo procede senza esitazioni verso il finale. La verve dell’insieme, che funziona infallibilmente sul pubblico divertito, incapace di distrarsi tanto incalza il ritmo.
Le pecche? Una: la sovrabbondanza di elementi scenici costringe la fluidità dei movimenti, “sporca” a tratti l’azione e non è all’altezza della brillante essenzialità del testo. Ma su questo si può facilmente lavorare. Il consiglio è quindi di non perdere l’occasione per godere di questo raro esempio di teatro: diverso, intelligente, ben costruito e persino spassoso.
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