drammaturgia Gabriele Di Luca
regia Gabriele Di Luca, Massimiliano Setti, Alessandro Tedeschi
scene Maria Spazzi
costumi Erika Carretta
musiche originali Massimiliano Setti
con Angela Ciaburri, Alessandro Federico, Pier Luigi Pasino, Beatrice Schiros, Massimiliano Setti, Alessandro Tedeschi
voce fuori campo Andrea Di Casa
luci e direzione tecnica Giovanni Berti
una coproduzione Teatro dell’Elfo, Teatro Eliseo, Marche Teatro
in collaborazione con Fondazione Teatro della Toscana e Corte Ospitale – residenze artistiche
Durata: 120'
12-31 dicembre 2017, Teatro Elfo Puccini, Sala Shakespeare
Nella scenografia due roulotte incrostate e una macchina abbandonata. Nella prima vivono tre fratelli orfani, Caio, un ex-prete, Achille, sordomuto e omosessuale, Olga, con un occhio bendato. Nell'altra Mezzaluna, immigrato musulmano. Arriveranno anche Aldo, ormai ex-borghese in fuga, che si riparerà in macchina, e Nina, ragazza sensuale che porterà scompiglio nel gruppo. Quello che persegue la compagnia è portare a teatro un'umanità primigenia, marginale, una lotta per la sopravvivenza, dentro un universo amorale, che ha perso ogni senso delle regole, del convivere civile, dove sono saltati i freni inibitori, dove si esprime liberamente la sessualità come nella torrida liason tra Olga e Mezzaluna. Un teatro di fisicità da un lato, ma anche di personaggi in apparenza caricaturali. Ma alla fine ognuno di loro è scandagliato nella propria umanità. Personaggi resi dal grande lavoro degli attori, valga per tutti la parlata da disabile di Achille nel lavoro attoriale di Alessandro Tedeschi.
Un teatro provocazione quello della Carrozzeria Orfeo, un teatro che gioca con il politicamente scorretto, nel parlare di disabili, omosessuali, immigrati e religione, e nell'estremo affondo blasfemo della reliquia del prepuzio di Gesù Bambino. Una rappresentazione che si spinge in là nel grottesco, con spiragli di comicità. Ma che in fondo aspira a fotografare il contemporaneo, la realtà tirata fino alle estreme conseguenze. Uno spettacolo incontenibile, al punto che fatica a trovare una naturale chiusura.
Cous Cous Klan