regia Ninni Bruschetta
con David Coco, Stefania Ugomari Di Blas, Antonio Alveario, Simone Luglio, Liborio Natali, Pietro Casano, Federico Fiorenza, Luca Iacono, Alessandro Romano
musiche originali Cettina Donato; scene e costumi Riccardo Cappello; luci Salvo Orlando
Medico e docente universitario, tra i padri della medicina legale italiana e seguace degli insegnamenti di Cesare Lombroso, il nome di Mario Carrara è nella dozzina di docenti universitari che, unici tra più di milleduecento colleghi, rifiutarono di prestare giuramento di fedeltà al Re ed al Duce: una sofferta vicenda che oggi rivive ne Il giuramento, monologo di Claudio Fava, diretto con rigore e senza fronzoli da Ninni Bruschetta per lo Stabile di Catania, per settanta minuti filati di una drammatica pagina di storia di un paese che forse per la prima volta, siamo nel 1931, si trova a dover fare i conti con la dittatura.
In scena l'immagine di un fascismo dall'estetica grottesca, con camicie nere mescolate a fez con il fiocco, e dove gli stessi studenti portano alla cintola pugnaletti da imbracciare accennando, neanche troppo convintamente, alle canzoni simbolo del regime: nello spazio che richiama l'emiciclo di un'aula universitaria si consuma così il dramma del professor Carrara che l'ottimo David Coco rende in tutta la sua disarmante umanità, tanto innamorato di lavoro e studenti, quanto incapace di comprendere il perché dovrebbe giurare su qualcosa in cui non crede. Intorno a lui una comunità accademica ipocritamente pronta a scegliere, per comodità e tornaconto, la causa sposata da illustri intellettuali, Croce come Calamandrei o Lombardo Radice, in nome di un quieto vivere più che di reali convinzioni ideologiche: non faranno in questo eccezione neanche i giovani allievi incapaci di andar oltre le canzonette del regime, senza così capire di esser prossimi all'addio ad un uomo che, una volta condotto in carcere, non rivedranno mai più. L'unica stella in un firmamento dai foschi contorni risulta così essere la segretaria Tilde, presenza discreta e costante che Stefania Ugomari Di Blas tratteggia con bravura in tutta la sua affezionata passione verso un uomo cui si sente legata da qualcosa di più di un semplice rapporto professionale.
I dodici eroi che ebbero il coraggio di dire no, allontanati dalla docenza e interdetti dalla futura vita pubblica, sono oggi nomi pressoché sconosciuti: Il giuramento ne fa rivivere l'esempio, facendosi apprezzare come intensa pagina di teatro civile che il pubblico, accolto in sala dalle note di Gaudeamus igitur, inno internazionale della goliardia e degli studenti universitari, mostra di apprezzare con i convinti e ripetuti applausi tributati all'intero cast.
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