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La normalità è un punto di vista, soprattutto se sei un Addams


Da Broadway al musical made in Italy, passando per una grande produzione e collaborazioni illustri


Alcune forme di intrattenimento si direbbero di assoluta prerogativa anglosassone, i musical sono certamente fra queste, e invece a sorpresa ecco produzione che a Broadway ha davvero poco da invidiare.

Una storia senza tempo, quella degli Addams, e senza limiti: nata negli anni ’30 come fumetto (le strisce uscirono a puntate sul The New Yorker), la a dir poco eccentrica famigliola divenne protagonista di una famosa serie tv negli anni ’60 e quindi film, videogiochi e persino un omaggio disneyano, Paperaddams. Il musical, approdato a Broadway nel 2009, recepisce decisamente lo stile gotico dell’ambientazione, ma anche il profondo umorismo che deriva dai personaggi e dalle loro idiosincrasie, chiaramente allusive al perbenismo borghese dell’America del tempo.

Dal contrasto fra l’umorismo nero di questa singolare famiglia e lo spirito ottuso dei Beineke, genitori del ragazzo “normale” di cui è innamorata la giovane Mercoledì Addams, deriva una spassosa serata all’insegna dell’umorismo dark. Ma niente nonsense: ciò che suscita il riso è il sistematico, intelligente ribaltamento di ogni dettaglio. I simpaticissimi Addams godono dei patimenti, si dilettano torturandosi a vicenda, mangiano cibi innominabili, osano alludere alla sessualità e vestono rigorosamente di nero perché “i colori accesi sono per le persona spente”. Insomma, vi convinceranno che il loro regno in Cimitery Lane, circondato dalle brume di Central Park, è un posto ordinario ed accogliente.

Nella versione italiana l’apparato visivo attinge dichiaratamente al prodotto televisivo, con la scenografia firmata da Guido Fiorato e le suggestive luci di Marco Filibeck, determinanti per questa atmosfera da eterna oltretomba, affogata nella nebbia delle tenebre ma anche cosparsa qua e là di magica poesia (lunatica, ovviamente). Splendidamente gotici anche i 50 abiti di scena, con il tocco decisamente glam dello stilista Antonio Marras – ma realizzati dalla Sartoria del Piccolo - che li ha decorati di cristalli Swarovski. La scrittura è tradotta dalla scena americana, nel brillante adattamento di Stefano Benni, indispensabile sostegno al delirio ultraterreno delle conversazioni.

Elio e Geppi Cucciari incarnano la coppia grottescamente dark, affiancati da Giulia Odetto, che dà una splendida voce a Mercoledì, Pierpaolo Lopatriello, uno zio Fester dalla fisicità malleabile, e tutto un cast ottimamente affiatato. Speciale menzione merita il corpo di ballo, di professionalità evidentemente alta. Il risultato è corale, compatto ed armonico, il divertimento assicurato, a patto di farvi coinvolgere nella visione del mondo sottosopra (non a caso diversi personaggi femminili sono interpretati da uomini e viceversa). Se siete disposti a condividere l’idea che la normalità è solo questione di punti di vista e che imbarazzanti lo sembrano tutti, in un modo o in un altro, apprezzerete il profondo senso di famiglia degli Addams e riconoscerete loro dei sentimenti autentici, estendibili a tutti, “vivi, morti e indecisi”.

Contenuti di spessore minimo (è un musical dopotutto), con morale made-in-USA ma anche universalmente condivisibile: ognuno può vincere il terrore dell’ignoto e farcela da sé, rimanendo fedele a sé stesso.
La normalità è un punto di vista, soprattutto se sei un Addams
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