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Quel che resta di un re nell'AGAMENNONE di Fabrizio Sinisi
a cura di Roberto Canavesi
Visto al Teatro Gobetti di Torino il 15 maggio 2018 
di Fabrizio Sinisi, da Eschilo

con Paolo Graziosi, Mascia Musy, Elisabetta Arosio, Valeria Perdonò 

regia Alessandro Machìa; scene Elisabetta Salvatori; costumi Sara Bianchi; luci Giuseppe Filipponio; musiche Francesco Verdinelli; suono Umberto Fiore.

FATTORE K in collaborazione con AC ZERKALO
Leggi Agamennone e pensi all’ennesima rilettura del mito classico eschileo pronta a far capolino con tutto il suo carico di sangue e violenza: poi arrivi a teatro e scopri che la riscrittura di Fabrizio Sinisi sposta il punto di osservazione dalla dimensione pubblica a quella privata, privilegiando il racconto di un uomo, prima di un re, di ritorno a casa dopo dieci anni di estenuante guerra a Troia. Un ritorno alla origini che vede il sovrano, stanco e disilluso, accompagnarsi al suo giovane bottino di guerra, la Cassandra profetessa infelice, destinata ad non esser mai creduta, che Agamennone considera poco più di un trastullo giovanile.

Bypassando il racconto mitologico, Sinisi indirizza la propria lettura in una dimensione solo in apparenza più dimessa: non c’è il mito e non ci sono le guerre, ma c’è il rancore della moglie Clitemnestra, odiata da un popolo che lei stessa odia a morte, per nulla disposta a perdonare la scelta di aver sacrificato la figlia Ifigenia per ingraziarsi il favore degli dei. E c’è anche, se non soprattutto, la drammatica lucidità di un Agamennone rassegnato al proprio destino, controfigura di se stesso pronta ad offrire la propria testa alla vendetta della moglie che non esita ad esplodere il fatale colpo di pistola. 

All’insegna della non-azione, l’Agamennone diretto con attenzione da Alessandro Machìa è racconto noir scandito da un ritmo tanto dilatato quanto necessario nella definizione di uno spazio della mente di inquietante efficacia fatto vivere in scena da un quartetto di ottimi interpreti. A partire dal protagonista di Paolo Graziosi, figliol prodigo in una città, che non sente più sua, pronta a riaccoglierlo con amore pur se stanco e svuotato: apatico il re, energica la regina, una Clitemnestra che Mascia Musy tratteggia con austera severità mista a feroce determinatezza, in totale distacco dal Coro in stile pseudo punki di Elisabetta Arosio e dalla Cassandra di una magnetica Valeria Perdonò.
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