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La scelta di Chiara: intervista a Chiara Stoppa
Nasce a Pordenone, ha frequentato la scuola del Piccolo Teatro di Milano, dove si è diplomata nel 2002. Dal 2008 è socia della Compagnia ATIR (Associazione Teatrale Indipendente per la Ricerca), costituita nel 1996 a Milano intorno alla proposta di un teatro popolare di qualità che sappia essere semplice, diretto ed energico, privo di ermetismi e di retorica e capace di offrire uno spunto di riflessione sulla realtà. Ha preso parte a numerosi spettacoli tra cui: Opera dei mendicanti, Otto donne e un delitto, Buonanotte Desdemona, Improvvisamente l'estate scorsa, Troiane, M'illumino di tragico (di e con Guido Ceronetti), Infinities, Phoenix e Il sogno, regia di Luca Ronconi.
Dopo aver sentito parlare di lei sui vari social e non solo, incuriosito, lunedì 16 febbraio sono andato a vederla nel suo habitat naturale (il Teatro Ringhiera di Milano), subito dopo l’ho fortemente voluta conoscere.
Sto parlando di Chiara Stoppa e del suo spettacolo Il ritratto della salute scritto insieme al collega Mattia Fabris che ne cura anche la regia.
Si può, nonostante tutti ti dicano che scoppi di salute, scoprire di avere un tumore ai polmoni a soli ventisei anni? Sì, si può. Nel 2005 Chiara apprende che la stanchezza che non la lascia stare ha una precisa causa; tumore ai polmoni. Al motto: «tu guarirai il giorno che riderai della tua malattia» Chiara decide di reagire e dopo quattro devastanti cicli di chemioterapia, autotrapianto di cellule staminali, radioterapia possibili immaginabili, giunge il verdetto finale che non avrebbe mai voluto sentire; il suo male guarisce nell'85% dei casi, lei rientra nell’altro 15%. L’unica speranza per Chiara è un trapianto, ma a quel punto lo rifiuta e decide di sospendere le cure.
Attenzione quella di Chiara è stata la “sua” scelta, solo una delle possibili scelte, non è nostra intenzione far passare un messaggio per un altro.
Di fatti Chiara dice: «Non ho scritto questo testo/libro per andare contro la medicina tradizionale. Quando i medici mi dissero che avevo pochi mesi di vita, iniziai a pensare a cosa dire ai miei amici, alle persone a me care, per un degno saluto. Poi decisi che era meglio alzarsi dal letto, era meglio stare meglio, era meglio vivere...». Show must go on.
Dopo un anno, la malattia di Chiara si avvia verso una miracolosa guarigione, se si considera che è qui a raccontarlo o meglio a interpretarlo perché dalla sua esperienza è nato un monologo teatrale pieno di energia e ironia.
Oggi quel monologo è diventato anche un libro Il ritratto della salute (alla faccia del cancro), scritto insieme a Mattia Fabris.
Il ritratto della salute non ha scenografia, solo un tavolo bianco che funge all’occorrenza da sedia, da tavolo operatorio, da computer, da carrozzina o da divano non serve nient’altro perché la scena la riempie, ironizzando, Chiara con la sua fisicità, mettendosi in gioco e raccontando la sua personalissima scelta.
Si può scegliere come relazionarsi con il tumore?
Certo. Si, si può. Si può tutto nella vita. Assolutamente.
Bisogna scegliere.
Ti posso raccontare che nel primo periodo della mia malattia non ho potuto scegliere, perché mi sono fatta un po’ scegliere e ho fatto quello che dovevo fare, quello che ti insegnano di fare. Ti cade addosso una cosa talmente grossa che non pensi che quello che stai facendo sia giusto o sbagliato.
Io ho scelto... ho scelto di non fare il trapianto di midollo perché ho scelto che non volevo far soffrire mia sorella, forse l’unica persona che poteva essere compatibile anche se io avevo un’altissima possibilità di morte.
Ho scelto di non farlo. Non sapevo che questa scelta mi avrebbe portato verso la vita. Ogni volta che avevo paura restavo attaccata alla mia scelta, perché avevo fatto una scelta con le radici.
La paura quindi non è riuscita a spegnere la speranza?
La paura c’è e ci sarà sempre. Come c’è il dolore. Sono sentimenti che esistono e li prendo in considerazione. L’importante è non lasciarsi sopraffare dalla paura.
Quando hai capito di essere riuscita ad attraversare la malattia e lasciartela alle spalle?
Il giorno in cui ho messo in scena per la prima volta Il ritratto della salute. L’ho capito quel giorno lì. Una mia amica, intervistandomi, mi chiese quando ero guarita io le risposi: «Adesso».
Perché hai deciso di scrivere anche il libro?
Sinceramente non l’ho deciso io. È successo un po’ come nei film, un giorno mi chiama una persona della Mondadori dicendomi che avevano sentito parlare dello spettacolo Il ritratto delle salute e della mia storia e che volevano trasformarlo in un libro. Proposi alla Mondadori se potevo fare la trasposizione letterale del monologo assieme al mio compagno di viaggio Mattia Fabris e così è nato anche il libro Il ritratto delle salute (alla faccia del cancro).
Mi piace pensare che il testo teatrale è lo scheletro, mentre il libro sono i muscoli.
Quando ho letto il tuo libro mi sono fatto il mio film e come tutte le storie se vuoi drammatiche l’ho letto impostando la lettura sul tasto melodrammatico.
Perché siamo abituati a pensare alla malattia come una cosa drammatica.
Nel libro, come nello spettacolo, parlo dell’incontro con Graziella. Quando le dissi che avevo un tumore, mi rispose: «Beh hai un tumore, e allora? Dov’è il problema?» Dov’è il problema?!?! Mi ribaltò le prospettive. Vedi, nel momento in cui tu dici al mondo che hai un tumore tutti: «Oh mio dio, oh poverina...» ma se una persona ti dice: «dov’è il problema?»... vuol dire; vai a cercare il problema, il perché ti sei ammalata e vedrai che non c’è nessun problema.
È difficile mettere in scena la tua malattia o meglio ci sono sere in cui rivivere quei momenti ti rendono triste?
No, perché è uno spettacolo dove mi diverto.
Convieni con me che durante lo spettacolo ci sono momenti in cui ci arriva un pugno nello stomaco.
Hai ragione, ma è anche vero che ormai è passato un po’ di tempo, e diverse repliche, e io oggi lo vivo come un vero e proprio testo teatrale e da attrice lo interpreto.
Il ritratto della salute lo porti un po’ ovunque, la location più particolare o la situazione più divertente che ricordi con maggior affetto?
In una sala, per niente teatrale. Ero terrorizzata perché mi trovavo in una situazione poco protetta, per un’attrice, in quanto priva di luci adeguate, con un piccolo palco e davanti a malati terminali. In sala c’erano solo persone malate, prossime alla morte, e i loro parenti. Quella sera fu una delle messe in scena più divertenti che io ricordo con maggiore gioia, perché le persone in sala ridevano, ridevano perché capivano esattamente quello che stavo raccontando, capivano esattamente lo stato d’animo in cui io ero nel racconto.
Io non ho niente da dire, non sono portatrice di una verità assoluta. Non ho l’elisir di lunga vita, soprattutto mi sento quasi ignorante in materia.
Di fatti hai scritto che forse sei stata semplicemente più fortunata. O più determinata?
Ho avuto la fortuna di incontrare le persone giuste che mi hanno detto le giuste parole. Io le ho ascoltate. Il resto l’ha fatto un po’ la fortuna, un po’ la determinazione, com’è la vita no? Un mix di cose. Poi, per carità, le stesse persone hanno detto le stesse cose ad altre persone, ma che non le hanno ascoltate.
Cosa vorresti che si portasse a casa lo spettatore dopo aver visto Il ritratto della salute?
Vorrei regalare loro un messaggio di speranza. Fine. Ascoltati e fidati di te.
Gli spettatori come reagiscono?
Quello che spesso mi dicono è che ridono tra le lacrime e piangono dalle risate.
Il tumore oggi è il tuo miglior amico o il tuo peggior nemico?
Il mio campanello d’allarme.
Il tumore, come ogni malattia, ti mette in comunicazione con te stesso, ti dice: «attenzione, qui c’è qualcosa che non va, qui c’è qualcosa che non torna...».
Posso dire che il tumore oggi è il mio grillo parlante.
«Si dimentica per un attimo la realtà e si ride», questo ha scritto la grande Franca Valeri. Hai una figura artistica di riferimento del presente ed una del passato?
Mi verrebbe da rispondere: nessuno, semplicemente perché ci sono tanti artisti che amo, però non desidererei diventare nessuno di loro perché sarei loro e non sarei Chiara Stoppa. Potrei dirti che quando vedo in scena Giuliana Musso, non dico che vorrei diventare lei, ma che vorrei lavorare con lei.
Come darti torto, te lo auguro. Senti Chiara una piccola curiosità, sia nel libro ma soprattutto in scena imiti una delle nostre Signore del teatro “Laura”... cosa ne pensa della tua imitazione?
Dice che sono una carogna, fetente e stronza.
In realtà io non imito Laura Marinoni [per chi non l’avesse indovinato, n.d.r."> anche perché sono una pessima imitatrice. Quando con Mattia abbiamo deciso di “affidare” a Laura il ruolo di prima attrice, ci siamo divertiti a calcare la mano. La stessa Marinoni dopo che è uscito il libro mi disse che dovevamo rivedere un po’ la sua parte: «Non è possibile che io compaia solo nelle prime 13 pagine e poi non ci sia più».
Porti in giro per l’Italia il tuo spettacolo. Dove i nostri lettori possono informarsi per le prossime date de’ Il ritratto della salute?
Utilizzo il mio profilo facebook, in tempo reale, dove comunico tutte le date dei miei spettacoli;
https://www.facebook.com/chiara.stoppa.58
Dopo la mia partecipazione alla trasmissione Le invasioni barbariche di Daria Bignardi, che ringrazio molto per avermi invitata, ho ricevuto tantissime richieste di amicizia ed io ho risposto a tutti.
Devi sapere che lo spettacolo Il ritratto della salute oltre a portarlo in scena nei teatri, lo porto ovunque; nei bar, nelle case, nei comuni, per strada ed è proprio grazie al mio profilo facebook che la gente mi invita e mi chiede informazioni in merito.
Progetti futuri o immediati?
Italia Anni Dieci regia di Serena Sinigaglia presso il teatro Ringhiera da martedì 3 marzo a domenica 15 marzo a Milano.
Malato o non malato Il ritratto della salute è e deve essere uno spettacolo che tutti noi dovremmo andare a vedere. Quando? Di seguito alcune date da non perdere assolutamente;
1 marzo Bresso (Milano), 8 marzo quartiere Ortica (Milano), 18 marzo Ragusa, 22 marzo Nardò (Lecce), 25 marzo Bergamo, 4-5 aprile Pisa, 26 aprile Pesaro, 9 maggio Piacenza, 16 maggio Porcia (Pordenone), 29 maggio Scorzé (Treviso), 5 giugno Novara, 8 luglio Pergine (Trento), 29-30-31 luglio Valtellina, 16 ottobre Busto Arsizio (Varese).
Per tutti coloro che non riuscissero a vedere in scena Chiara (un vero peccato) non vi resta che farvi il vostro film, senza di lei, leggendovi il libro Il ritratto della salute (alla faccia del cancro) che vi permetterà, per un paio di ore, di entrare nel suo mondo dimenticandovi della realtà e ridendo, come ci suggerisce Franca Valeri, e magari condividendo “la scelta di Chiara”.
La scelta di Chiara: intervista a Chiara Stoppa
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