Otello, Jago e Desdemona, trittico di personaggi passati alla storia per la narrazione di un racconto che, come da prassi nei lavori dell’attore e regista alessandrino, sarà presentato in stretto dialogo con il presente, incontro-scontro tra due epoche per il quale ci si concentrerà sulla ricorrenza di temi universali come discriminazione ed intolleranza.
Da sempre Otello è, per definizione, il dramma della gelosia: definizione schematica che allude al sentimento imperante e più ricorrente nell’originaria scrittura di Shakespeare. Leggendolo però con la sensibilità dell’oggi, Otello può essere anche altro?
"La gelosia è senza dubbio il movente storico dell’azione, anche se nella nostra rilettura in realtà il motore trainante l’intero processo creativo è la truffa, la manipolazione: Otello è tragedia costruita sulla centralità del male dove, a ben vedere, è il personaggio di Iago ad essere il protagonista in assoluto, una sorta di diabolico jocker che incarna il male puro. Dico questo convinto di come Otello non sia da considerarsi carattere portato di sua natura alla gelosia, semmai personaggio indotto a vivere la condizione del geloso a tal punto da rimanerne completamente sconvolto una volta cadutone in balìa. Ad esser raccontata in scena è una storia che, partendo da premesse già di per sé funeste, per una volta non prevede il lieto fine: è la celebrazione del male che si riflette nei tempi di guerra attuali".
Il dramma privato della gelosia può diventare pretesto per l’analisi di quell’umana pulsione alla violenza pronta a minare le fondamenta del nostro presente, su tutte comprensione ed accettazione, ma anche volontà a mettersi in gioco e disponibilità ad accogliere il prossimo?
"Il nero esterno della pelle di Otello oggi non c’entra più nulla, è bene esserne consapevoli, ed io mi auguro di non usare la violenza contro chi lo sta offendendo ma di proporre una rilettura che sia funzionale ad un discorso di alterità, al sentirsi nero in una società di bianchi, senza dimenticare il ruolo e l’importanza del ricorso a valori più in generale etici ed economici. Come Otello spero di esser in grado di contrastare la forza di Iago, da cui sono tratto in inganno e vittima di un raggiro: la nostra è la storia di un rapporto all’improvviso lacerato dal tradimento di cui il famoso fazzoletto ritrovato nelle mani di Cassio è la prova più evidente. Il dramma privato della gelosia, da cui tutto sembra partire, ad una lettura più aperta diventa così la tragedia di quella violenza umana che, in ogni epoca, il singolo ha sempre sposato con eccessiva facilità".
Il tuo Otello avrà "una" Iago, Rebecca Rossetti: quali le motivazioni che ti hanno indotto a questo tradimento dell’originale scespiriano?
"Premesso che nella nostra operazione non faremo nulla di particolare nel mascherare il genere del personaggio Iago che avrà una sua particolare connotazione, la scelta di un Iago al femminile è da ricondurre a una particolare indagine intrapresa da tempo sulla possibilità, da applicare al teatro elisabettiano ma non solo, che siano attrici a rivestire ruoli maschili, ancor più se protagonisti: in una logica di opposti ci mettiamo a scompigliare le carte assecondando una sorta di irrilevanza di genere, in quanto convinti che siano più importanti le cose che vengano dette, non da chi. Quando hai una grande scrittura e battute universali, poco importa se a parlare sia un uomo e o una donna.
A quest’ipotesi di partenza si deve aggiungere il talento dell’interprete che, nel caso di Rebecca Rossetti, renderà Iago in versione androgina con un phisique du role da rockettaro, seguendo una caratterizzazione per noi in linea con la follia del carattere: non abbiamo sottoposto il personaggio ad un processo di psicanalisi, per quanto Iago non si possa non considerare affetto da qualche importante disturbo narcisista, preferendo semmai rompere barriere e confini per indirizzarci verso una rappresentazione di sicuro non politicamente corretta, ma per noi meritevole di esser percorsa, con tutti i rischi che ne conseguiranno".
Dalle magiche e fiabesche atmosfere del Sogno di una notte di mezza estate ai torbidi intrecci di Otello: continua la tua personale indagine nel teatro scespiriano. Da dove sei partito e quale, ad oggi, il tuo ideale approdo?
"Il punto di partenza in assoluto è stata l’attrazione ed il fascino esercitati dalla parola dello Shakespeare scrittore di teatro, autore del quale in questo momento della mia vita artistica e personale proprio non riesco a fare a meno: e se in questo percorso il Sogno ha rappresentato la prima tappa, approdo finale non potrà che essere Amleto riletto in chiave contemporanea, magari con un Amleto donna, da proporre tanto al nostro pubblico, quanto in un contesto del tutto nuovo come quello africano della Tanzania. Il mio sogno è realizzarlo con una compagnia locale, previa stesura in quella lingua swahili in cui peraltro non è mai stato tradotto. Ci si chiederà il perché di questa idea che ho maturato in un recente viaggio quando mi sono accorto che il nome di Shakespeare è in quella realtà del tutto sconosciuto: ho pensato che come autore lui abbia scritto sempre versi semplici per persone semplici, e da questa banale considerazione è maturata in me l’idea, per adesso poco più che un sogno, di poter far vivere la vicenda di Amleto in riva al mare tra le lande sabbiose di quell’angolo dell’Africa".
Gruppo che vince non si cambia, e così il tuo Otello sarà in scena con i ragazzi e le ragazze del Progetto U.R.T. con cui da anni fai compagnia stabile: il fatto di lavorare sempre con gli stessi interpreti espone al rischio di un’eccessiva prassi abitudinaria, o è maggiore il vantaggio derivante da una reciproca e consolidata conoscenza?
"Alla base di tutto, al netto di incontri che possano rappresentare una piacevole novità e svolta nel percorso di crescita di un artista, credo tutto si debba ricondurre ad una questione di fiducia che porta un regista a circondarsi di un abituale gruppo di lavoro. Nel nostro piccolo, come compagnia di giro, si vive insieme ed a contatto per tante ore tra prove ed allestimenti, tra viaggi e tournée, in tutto e per tutto condividendo l’esperienza artistica con le logiche di una squadra, di un gruppo affiatato e coeso. E quando tutto funziona, come l’esperienza del Sogno ha per noi rappresentato, non si deve modificare nulla pur consapevoli di incorrere in una possibile assuefazione: il rischio c’è, è innegabile, ma per ora guardando al nostro vissuto i vantaggi hanno superato i possibili rischi".
Produzione Progetto U.R.T. / Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, Otello di William Shakespeare diretto da Jurij Ferrini vedrà in scena Jurij Ferrini, Rebecca Rossetti con Paolo Arlenghi, Sonia Guarino, Maria Rita Lo Destro, Agnese Mercati, Federico Palumeri, Stefano Paradisi e Michele Puleio: repliche al Teatro Gobetti fino a domenica 5 febbraio 2023 martedì, giovedì e sabato alle 19.30, mercoledì e venerdì alle 20.45, la domenica alle 15.30 con biglietti ad Euro 28 ed Euro 25. Info allo 011.51.69.555 o su www.teatrostabiletorino.it.
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