traduzione di Maria Grazia Gini
uno spettacolo di e con Luca Toracca
costumi Ortensia Mazzei
collaborazione musicale Giuseppe Marzoli
luci e suono di Michele Ceglia
produzione Teatro dell'Elfo
Toracca dà voce a Violet, una signora molto anziana che passa il suo ultimo periodo d'esistenza in una casa di riposo. Pochissimi tratti scenici bastano a delineare tratteggiandolo il contesto e il personaggio, un vestitino a fiori semplice, una sedia a rotelle e una rivista, di quelle patinate femminili, forse di gossip. Una struttura scenica assolutamente basica, da teatro povero che serve all'attore per sprigionare un monologo di grande potenza e intensità e viene anche il dubbio che Toracca avrebbe potuto raggiungere la stessa efficacia anche senza quei pochi elementi, anche "in borghese" senza parrucca. E la presenza scenica funziona con un elemento di costrizione, la sedia a rotelle (un po' come era quel cubo rosso di Il Natale di Harry) che ne fa uno spettacolo di parola, di luci e di musiche nelle canzoni d'epoca come Memory. E ci appare anche tutto quel mondo degli anni d'oro di Violet, fatto di quegli abiti come le ghette, le mollettiere, di quei volti patinati, di quelle acconciature di una volta, delle grandi dive del cinema, come Betty Grable o Bette Davis.
Il lavoro di Luca Toracca è toccante, ricorda per esempio le interpretazioni di Danio Manfredini nel riportare in scena un'umanità dolente, nel suo caso dei degenti di un ospedale psichiatrico. Toracca riesce a dare voce a un'esperienza di senilità, di un'anima femminile racchiusa in un corpo in disfacimento, senza autonomia, in mano a infermieri e badanti, di desideri impossibili, di una sessualità mancata anche da giovane, per i pudori dell'epoca che si misuravano nel numero dei bottoni slacciati.
®Laila Pozzo