traduzione di Cesare Garboli
adattamento e regia Giorgio Barberio Corsetti
con (in ordine di apparizione) Fausto Cabra, Francesco Sferrazza Papa, Giovanni Prosperi, Dario Caccuri, Michelangelo Dalisi, Sara Putignano, Francesco Bolo Rossini, Mimosa Campironi, Diego Giangrasso, Adriano Exacoustos, Francesca Florio, Iacopo Nestori
Lo spettacolo messo in scena da Corsetti punta molto, forse punta tutto su questo particolare aspetto dell'opera shakespeariana. Infatti lo ambienta in un'epoca attuale, ma lo interpreta in modo tale da dare risalto al disallineamento tra generazioni. Lo fa a partire dalla forma della recitazione. Amleto, Ofelia, Orazio sono gli interpreti più naturali e moderni, capaci di rompere la quarta parete e raggiungere il sentimento della platea con la forza della verità. Come se fosse semplice. Come se fosse reale. Recitazione da contrapporre a quella dei padri che plasmano il destino della progenie attraverso i loro atti vili. In questo caso la recitazione risulta volutamente più affettata in quanto infettata dalla colpa, che li rende impermeabili all'empatia, anche se di sicuro interesse umano e teatrale. Questa è la forza di uno spettacolo che risulta coinvolgente e convincente. Convincente grazie alla leggerezza con cui esalta ciò che di potente ha il testo - complice un'attenta traduzione - ovvero il ruolo del teatro nel teatro. Quanto è bello Fausto Cabra quando il suo Amleto si affida agli attori per capire se il fantasma del padre fosse o meno uno spirito maligno venuto ad ingannarlo piuttosto che a implorarlo? L'umanità che risiede in questa sua ricerca di conferme mi ha fatto venire il desiderio di proteggerlo e abbracciarlo forte al cuore.
Questo aspetto oggi lo trovo più necessario che mai. Oggi che i teatri hanno da poco riaperto a seguito della chiusura dovuta alla pandemia, Corsetti ci regala una rappresentazione che dà il massimo per farci capire il senso, l'importanza e la fortuna di stare seduti su quelle poltrone.
Perché andiamo a teatro? Perché è bello andare a teatro?
Questo spettacolo vuole farci interrogare sulla risposta e facendolo a me ha trasmesso la necessità di tornare a vedere attori che attraverso le specchio o gli specchi della rappresentazione (che ritroviamo fisicamente anche in scena) portino noi stessi a guardarci dentro e fuori con maggiore attenzione e rinnovata pietà.
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