Libretto di Salvatore Sciarrino (Edizioni Musicali Rai Com)
Orchestra del Teatro alla Scala
Durata spettacolo: 2 ore e 15 minuti incluso intervallo
Direttore: Maxime Pascal
Regia: Jürgen Flimm
Collaboratore del regista: Gudrun Hartmann - Wild
Scenografo: George Tsypin
Costumi: Ursula Kudrna
Lighting Designer: Olaf Freese
Movimenti coreografici: Tiziana Colombo
CAST
La cantatrice: Laura Aikin / Musico: Charles Workman / Letterato: Otto Katzameier / Pasquozza: Sonia Grané / Chiappina: Lena Haselmann / Solfetto: Thomas Lichtenecker / Finocchio: Christian Oldenburg / Minchiello: Emanuele Cordaro / Giovane Cantore: Ramiro Maturana
Coro
Hun Kim / Massimiliano Mandozzi / Chen Lingjie / Oreste Cosimo / Sara Rossini / Francesca Manzo
Se Peter Brook sognava di allestire un'opera lirica con i musicisti disseminati in platea, seduti tra il pubblico, in Ti vedo, ti sento, mi perdo alcuni di questi occupano spazi non convenzionali, al di fuori dell'orchestra del golfo mistico, in palchi ai lati del palcoscenico, e in un'orchestrina sulla scena. Lo spettacolo stesso è ambientato durante le prove di una cantata, aspettando un autore che non arriverà mai.
Il metateatro di Salvatore Sciarrino – come è evidente da quegli stessi argani, esempio delle macchine teatrali d'epoca, dai costumi ampollosi, alcuni con quei collari in pizzo bianco da pittura fiamminga, dai lampadari che calano dall'alto – è un continuo dialogo tra l'opera, la musica e il teatro contemporanei e quelli della classicità. Un omaggio in primo luogo ad Alessandro Stradella, compositore di epoca barocca, alla sua arte e alla sua vita, come raccontato dai personaggi dello spettacolo. Uomo dissoluto e anticonformista che, per questo, ha trovato la morte. Stradella è l'autore che i personaggi aspettano invano, una presenza che incombe in realtà come assenza. Personaggio che rievoca il mito di Orfeo, ma nell'opera di Sciarrino albergano anche quello di Ulisse con le sirene, gli haiku giapponesi richiamati anche da cosumi da geisha. E poi Apollonio Rodio, Ovidio, Rilke. Il metateatro di Sciarrino è anche un metatesto di grande fluidità, dove, come dicono il Musico e la Cantatrice, la melodia sembra parlare e i recitativi cantano.
Ti vedo, ti sento, mi perdo.