Esito finale di un confronto con lo psicanalista Massimo Recalcati, da sempre attento alle dinamiche relative le relazioni familiari, In nome del padre porta in scena nel corpo di un unico attore tre padri diversissimi tra loro per estrazione sociale, provenienza geografica e condizione lavorativa: per certi aspetti ridicoli, in piena crisi alle prese del "mestiere più difficile del mondo", simboleggiano alla perfezione un presente che potremmo definire il tempo del tramonto dei padri dove ogni tentativo di esercitare una minima forma di autorità rischia di esser vissuto con sospetto e bandito come sopruso ingiustificato. "I padri smarriti - è scritto nella presentazione - si confondono coi figli: giocano agli stessi giochi, parlano lo stesso linguaggio, si vestono allo stesso modo. In questo contesto di decadenza emerge forte una esigenza di nuove rappresentazioni del padre".
Focus su di un progetto artistico, ma anche pretesto per una riflessione sulla situazione attuale del mondo culturale, in grande affanno a causa dell’emergenza sanitaria, con Mario Perrotta pronto a raccontare la sua idea di cultura in generale, e di teatro in particolare, mettendo a disposizione degli interlocutori le sue preoccupazioni di padre e di cittadino: "quando per qualche motivo - scrive Perrotta - mi sento scomodo sulla sedia, ne faccio teatro: un modo per buttare fuori le mie urgenze e poi per interrogarmi su quello che mi succede intorno”.
Sul canale YouTube di Scene e sulle pagine Facebook di Borgate dal vivo, Revejo, Rivolimusica, Stagione Scene e Balletto Teatro Torino, per In nome del padre. Intervista a Mario Perrotta, coordinato da Francesco Piperis di Revejo/Borgate dal vivo, appuntamento sabato 20 febbraio alle 21 con visione gratuita.
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