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LA VITA CHE TI DIEDI, il teatro di fronte ai misteri della vita
a cura di Roberto Canavesi
La rilettura pirandelliana di Stéphane Braunschweig, tra i principali registi della scena contemporanea
Torino, al Teatro Carignano, da martedì 9 a domenica 28 aprile 2024
Nome di spicco del panorama registico europeo, direttore artistico dell’Odéon – Théâtre de l’Europe di Parigi, a Stéphane Braunschweig il Teatro Stabile di Torino affida il compito di rileggere La vita che ti diedi, quinto incontro tra il regista parigino ed il teatro di Luigi Pirandello, in prima nazionale per tre settimane al Teatro Carignano dopo i successi internazionali dei Sei personaggi in cerca d’autore, de I giganti della montagna, Vestire gli ignudi e Come tu mi vuoi, alcuni dei quali presentati nel cartellone del teatro torinese nel 2007 e nel 2022.

Scritta nel 1923, all’interno del corpus teatrale pirandelliano tragedia simbolo in materia di maternità e lutto, la piéce pensata ad personam per Eleonora Duse non venne in realtà mai interpretata dall’attrice lombarda, semmai rappresentata per la prima volta al Teatro Quirino di Roma il 12 ottobre 1923 da Alda Borelli: nell’affrontare tematiche care allo scrittore agrigentino, come al pubblico di ieri e di oggi, La vita che ti diedi percorre il solco anticipato da tre novelle scritte tra il 1914 e il 1916, a partire da I pensionati della memoria dove Pirandello si interroga sul rapporto tra i vivi e i morti formulando, forse per la prima volta, l'idea disturbante che quando si piange la perdita di una persona cara non è in realtà la persona amata che si sta piangendo.
Di seguito in Colloqui coi personaggi, scritta subito dopo la morte della madre, Pirandello esplora la stessa idea in un lungo e struggente dialogo con la defunta, per poi chiudere il trittico di riflessioni, sconvolto dalla carneficina della Grande Guerra e angosciato dall'idea di perdere i figli al fronte, con La camera in attesa dove la madre e le sorelle di un soldato scomparso, non avendo la prova certa della sua morte, continuano a preparargli la camera in attesa del suo ritorno. Nello specifico, ai vicini che deridono la famiglia per il suo bisogno di illudersi e il rifiuto di elaborare il lutto, Pirandello risponde azzardando un'ennesima idea disturbante interrogando idealmente gli interlocutori "i vostri figli che sono andati a studiare in città, li riconoscete? Non sono forse morti per voi?"

La vita che ti diedi parte proprio da alcune questioni cardine di quest’ultima novella, sviluppandone il tema su un registro ancora più radicale: nel chiedersi come possa una madre sopravvivere alla morte del figlio, Pirandello risponde che l’unica soluzione è affermare che non sia morto, o più esattamente fingendo che sia ancora vivo. E’ così per la protagonista, Donn’Anna Luna, che dopo aver assistito all’agonia del proprio figlio, e quindi non potendo negare l’evidenza della scomparsa, decide del tutto consapevolmente di continuare la sua vita come se il figlio non fosse morto. Dopo aver fatto rimuovere in fretta e furia il corpo, senza nemmeno prendersi il tempo di vestirlo, termina la stesura di una lettera all’innamorata, cui si premura di nascondere la triste notizia quando quest’ultima decide di andare a trovarlo. "Nell'opera di Pirandello - spiega Stéphane Braunschweig - la realtà della vita appare spesso come uno scandalo insuperabile, che il teatro o la follia hanno lo scopo di trasfigurare. Nel mondo immaginario del gioco teatrale o in quello parallelo della follia si può evadere, elevarsi, far vivere i morti e sfuggire alla logica paradossalmente mortifera della vita".

Se è vero che nella scrittura pirandelliana teatro e follia sono legati, con alcuni grandi personaggi sembrare pazzi a chi li circonda, è innegabile che essi stessi siano portatori di una pazzia voluta, della pazzia di chi vuole essere come i pazzi, e, al pari loro, rifiuta i limiti di una realtà ridotta alla sola verità dei fatti: attraverso esempi come Donn'Anna Luna lo scrittore siciliano fa vacillare le nostre certezze, i nostri preconcetti, portando il lettore/spettatore a capire quanto si abbia bisogno di illusioni coscienti, e non delle menzogne che ci raccontiamo per restare in piedi. "Da questo punto di vista - conclude il regista francese - La vita che ti diedi uguaglia i grandi capolavori di Pirandello, Sei personaggi in cerca d’autore, Come tu mi vuoi e I Giganti della montagna, ma nella forma compatta di una favola che va all’essenziale, avvolgendosi nell’aura di una poesia miracolosa".

Produzione Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale ed Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale, La vita che ti diedi di Luigi Pirandello è diretto da Stéphane Braunschweig ed interpretato da Daria Deflorian, Federica Fracassi, Cecilia Bertozzi, Fulvio Pepe, Enrica Origo, Caterina Tieghi e Fabrizio Costella: tre settimane di repliche al Teatro Carignano martedì, giovedì e sabato febbraio alle 19.30, mercoledì e venerdì alle 20.45, la domenica alle 16, con biglietti ad Euro 37 ed Euro 34. Info allo 011.51.69.555 o su www.teatrostabiletorino.it.
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