Quando vide la luce nel 1664, Tartufo dovette fare i conti con la cosiddetta “cabala dei devoti” che popolava la corte del Re Sole, inquietante comunità che riuscì nell’impresa di far bandire la commedia per diversi anni: ad infastidire i benpensanti del tempo l’idea che in scena rivivesse la saga di una sorta di sepolcro imbiancato, ipocrita e bugiardo baciapile che dietro grottesche sembianze circuisce il ricco e fin troppo ingenuo Orgon per spogliarlo dei beni e approfittare della moglie.
 
Da quel giorno Tartufo è diventato un classico dei classici al centro di innumerevoli riletture, l’ultima delle quali è quella proposta dallo Stabile genovese per la regia di Marco Sciaccaluga e l’interpretazione, tra gli altri, di Eros Pagni e Tullio Solenghi: “Il Tartufo - spiega Sciaccaluga - è una commedia strutturata a suspense: il pubblico, come quasi tutti i personaggi, sa chi è l'assassino; ma, attraverso il comico, siamo tutti costretti a vivere nell'angoscia perché proprio colui che ha il potere in quella casa non se ne accorge, portando così la famiglia alla rovina”. Sono proprio questi aspetti a rappresentare al tempo stesso il divertimento e la paura, sentimenti provocati da quella stupidità umana che Molière ha il gran merito di universalizzare rendendo tragicamente comica: protagoniste assolute dell’allestimento, impreziosito dalla nuova traduzione di Valerio Magrelli, saranno infatti le debolezze e le fragilità umane che Marco Sciaccaluga mette al centro della propria versione volutamente indirizzata verso un registro farsesco, chiave di lettura preferita ai tradizionali toni cupi ed alle non meno abituali ostentazioni devote dell’ipocrita anti-eroe.
 
All’interno della stagione dello Stabile torinese, Il Tartufo sarà replicato per due settimane mercoledì, venerdì e sabato alle 20.45, martedì e giovedì alle 19.30, domenica alle 15.30: biglietti a Euro 36 ed Euro 30 con info allo 011.51.69.555 o su www.teatrostabiletorino.it.