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Se i pugni sul ring hanno l'odore dello zolfo
a cura di Donatella Codonesu
Ispirata da una poesia di Ignazio Buttitta poeta di Bagheria, la storia di un pugile porta a galla un’abominevole spaccato siciliano dell’inizio del secolo scorso
Scritto, diretto e interpretato da Maurizio Lombardi
Produzione ZOCOTOCO SRL
Visto al Piccolo Eliseo di Roma il 9 novembre 2017
Vincenzo è salito sul ring carico di una rabbia antica, che non conosce resa. E’ un sopravvissuto e combatte anche quando viene sconfitto, il suo orgoglio non si piega. Scampato al destino infernale che ha sistematicamente travolto generazioni di bambini siciliani nelle solfatare di inizio Novecento, è mosso da un’insaziabile bisogno di rivalsa. Lo spettatore lo incontra su un ring in America, lo segue nello spogliatoio dopo l’incontro e si perde con lui nei ricordi della sua infanzia a Favara in un monologo breve ed intenso.

Un viaggio a ritroso nel tempo, un percorso in cui si viene guidati dal testo, dalla recitazione e dalla regia di Maurizio Lombardi, che si mette in gioco su ogni fronte. La drammaturgia si basa sullo studio attento di una lingua, il siciliano, che non gli appartiene ma che fa sua in modo più che convincente. Il lavoro meticoloso sulla gestualità traccia con precisione le fisionomie dei personaggi risultando naturale, vera e sempre strettamente consequenziale alla parola. L’azione è puntuale, misurata, efficacissima nell’evocare caratteri, luoghi e situazioni con il solo ausilio di un tavolo in scena. Grazie alle luci e al suono trasporta dal ring all’interno una claustrofobica e soffocante miniera, e laggiù si ritrova lo spettatore, dove lo zolfo entra nel sangue e la sua puzza sotto la pelle. Dove i ragazzini, rapiti alle famiglie, sono condannati a morte nel sottosuolo velenoso da cui estraggono questo “oro” per un tozzo di pane. E con la stessa allucinante chiarezza, dal fondo di quella miniera lo stesso spettatore vede lo scintillio del mare e dei pesci negli occhi di Vito, che ha l’ambizione di essere pescatore, lui che, isolano com’è, quella distesa di acqua non l’ha mai vista.

Una storia drammatica raccontata con la semplicità disincantata di un bambino, la poesia dolorosa di una fiaba nel ricordo di un adulto, la dolcezza di una ninnananna che resta in fondo al cuore a dispetto del peso della vita. La forza di questo spettacolo è tutta lì, nel delicatissimo equilibrio di questi contrasti. Colpisce l’anima e lascia il segno.
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