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Le otto riprese sul ring delle BREVI INTERVISTE CON UOMINI SCHIFOSI
a cura di Roberto Canavesi
Visto al Teatro Astra di Torino martedì 16 febbraio 2022
Di David Foster Wallace 

Regia e drammaturgia Daniel Veronese; Traduzione Aldo Miguel Grompone e Gaia Silvestrini 

Con Lino Musella e Paolo Mazzarelli 

Disegno luci Marciano Rizzo; Fonica e video Marcello Abucci; Realizzazione video Alessandro Papa; Responsabile di produzione Gaia Silvestrini; Assistente alla produzione tirocinante dell’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio d’Amico Gianluca Bonagura; Foto di scena Marco Ghidelli 

Produzione Teatro di Napoli – Teatro Nazionale, Marche Teatro, TPE – Teatro Piemonte Europa, FOG Triennale Milano Performing Arts, Carnezzeria srls in collaborazione con Timbre 4, Buenos Aires, e Teatro di Roma – Teatro Nazionale
Entrando in sala si ha l'impressione di trovarsi alla fine di una proiezione cinematografica, almeno a giudicare dai titoli di coda proiettati sul fondale bianco proprio come bianche sono alcune sedie, un tavolo e il tappeto a definire lo spazio scenico: poi entrano loro, Lino Musella e Paolo Mazzarelli, vestiti uguali con jeans ed anonima maglietta di tonalità neutra, scalzi, si siedono l’uno di fronte all’altro, ed inizia il match scandito in otto riprese dal suono di un gong campanellino.

Brevi interviste con uomini schifosi, drammaturgia e regia di Daniel Veronese dall’omonima raccolta di David Foster Wallace, è tutto questo: un incontro di pugilato con due boxeur pronti a sfidarsi impersonando, ora l’uno ora l’altro, ruoli maschili e femminili in una carrellata di incontri/scontri tra uomo e donna ciascuno diversissimi tra di loro: gli originari monologhi tutti al maschile, nell'adattamento del regista argentino, diventano querelle verbale a due tra "un uomo schifoso" e la donna di turno, creatura destinataria di indicibili violenze psicologiche e verbali spesso in grado, con poche e ficcanti battute, di metter alla berlina l’uomo a lei di fronte.
La galleria umana è ahinoi ricca e variegata: si passa dal focomelico deciso ad utilizzare il proprio moncherino per portarsi a letto l'ultima conquista, al playboy de noialtri dedito al raggiungimento del piacere fisico, passando per il marito pronto ad umiliare la moglie anche nel momento dell’addio, per arrivare al figlio eterno Peter Pan che confessa il suo amore verso la madre. Otto round di ipocrisia e meschinità per la spietata e reale rappresentazione di un’umanità malata dove l’immaginaria America di Wallace può benissimo riprodursi in un qualsiasi altro sfondo e contesto sociale.

In tutto questo non può passare inosservata la prova d’attore di Lino Musella e Paolo Mazzarelli, semplicemente perfetti nell’attuazione di un gioco teatrale a tratti seduta psicanalitica collettiva: a loro basta un gesto appena abbozzato o un ammiccamento del volto per far vivere le creature dello "schifoso" book, attraversato da meschinità ed egoismi, dove la violenza verbale del momento è subito sferzata da un senso dello humour rasente il cinismo: e se il pubblico mostra di gradire, accompagnando con sonore risate gli ottanta minuti del match, è altrettanto innegabile come quello spiazzamento che ci aveva accolto all’ingresso è destinato ad accompagnarci anche all’uscita, consapevoli di come le Brevi interviste, con il loro fardello di dis-umanità, siano specchio di un panorama relazionale ed affettivo tanto inquietante quanto diffuso. 
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