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Con Atridi/Metamorfosi del rito il teatro torna alla sua natura di rituale e di tempo sospeso.
Torino: al teatro Gobetti, martedì 18 e mercoledì 19 novembre 2014, il teatro antinaturalistico della Piccola Compagnia della Magnolia.
L’attento sguardo sul teatro cittadino della Fondazione del Teatro Stabile di Torino prende forma nel mese di novembre con Il cielo su Torino, progetto dedicato alle compagnie sostenute dal Sistema Teatro Torino e Provincia che vedrà quattro realtà torinesi (Piccola Compagnia della Magnolia, O.P.S. Officina per la Scena, CRAB Teatro e Compagnia Silvia Battaglio) presentare ciascuna per due sere i loro ultimi lavori: ad inaugurare il mini ciclo sarà Atridi/Metamorfosi del rito, unaproduzione Piccola Compagnia della Magnolia con Davide Giglio, Giorgia Coco, Ksenija Martinovic, Camilla Sandri, Matteo Rocchi, diretti da Giorgia Cerruti, esplorare con sguardo contemporaneo il mito della dinastia maledetta di Agamennone.
Abbiamo incontrato la regista Giorgia Cerruti con cui inauguriamo una serie di conversazioni di presentazione dei titoli in rassegna, pretesto per offrire alle compagnie la possibilità di introdurre al meglio i propri allestimenti.
 
Quali le motivazioni che vi hanno spinto ad intraprendere un progetto su Atridi?
"Atridi è una storia d’amore grande quanto l’umanità; ed è anche una storia sulla mortalità dell’amore. È stato per noi sconvolgente scoprire fino a che punto i legami familiari tra gli Atridi siano incisi nella nostra memoria collettiva come archetipi: stiamo parlando di amori sconfinati tra padre e figlia, lutti che la memoria non supera, segreti che le crepe dei muri a stento trattengono, solitudini imposte che gridano vendetta. Ogni famiglia nel mondo ha le proprie regole, sconosciute all’esterno, ha i propri panni sporchi con cui fare i conti e ogni elemento di quel clan vive il proprio dramma individuale. Eppure ci è parso che i fatti accaduti agli Atridi possano illuminare il dramma di tutti, con una temperatura vitale che allerta la coscienza personale e collettiva. Le ragioni del teatro e le nostre urgenze nella vita di compagnia si sono assimilate davanti ai nostri occhi, fino a mostrarci urgente la creazione di questo nuovo lavoro”.
 
Quali le linee guida del vostro lavoro?
Quando entri da straniero in una famiglia, in un clan, percepisci sempre un magma di trascorsi, cose non dette, vissuti, silenzi rumorosi: così abbiamo attraversato la famiglia degli Atridi come degli intrusi, che mai sarebbero riusciti a percepire fino in fondo l’enorme massa di vita, passato, amore, dolore che li univa; proprio quel troppo così sfuggente ci ha affascinati e così ve lo restituiamo, come se dei comuni mortali dovessero tentare di raccontare ad altri comuni mortali la storia di eroi inavvicinabili. Gli Atridi siamo noi, ma potenziati, più belli, più brutti, più innamorati, più temibili; siamo noi ai bordi della ferita, ad una temperatura extra-ordinaria. Non andiamo forse a teatro per vederci così?”
 
Quali le maggiori difficoltà nel panorama teatrale di oggi per una giovane, pur già affermata, realtà come la vostra?
“La distribuzione è un grosso problema: la nostra compagnia vuole fare propria la lezione di Vitez che professava un teatro elitario per tutti. Pertanto il nostro teatro di ricerca (tralasciando gli abusi del termine) si rivolge agli essere umani tutti, dalla signora che preferirebbe il maestro al critico puro, dal critico à la page al programmatore come al giovane, alla mamma o all’intellettuale. Questo  implica la possibilità di attraversare i festival di ricerca, i teatri di provincia, gli stabili, per incontrare diversi pubblici e essere parte attiva di un necessario rimodellamento  del teatro. Ma come sappiamo questa osmosi è praticamente impossibile ora come ora”. 
 
In conclusione, un motivo per il quale si dovrebbe venire a vedere il vostro spettacolo?
"A teatro noi vogliamo parlare di sentimenti basici come amore, morte, sacrificio: questa ci sembra l’unica via per ridare senso al teatro. Il teatro non serve per dileggiare qualcosa o mostrare quanto il mondo fa schifo, serve per toccare la fragilità dell'umano, nei suoi angoli più mostruosi o più sublimi. La ricerca ha senso in questa prospettiva, quando anche nei processi di lavoro si spinge oltre il presente, ma tenendo saldi gli occhi all’indietro”.
 
Atridi/Metamorfosi del rito, in scena martedì 18 alle 19.30 e mercoledì 19 alle 20.45: biglietti a Euro 27 con info allo 011.51.69.555 o su www.teatrostabiletorino.it.
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    Atridi/Metamorfosi del rito
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