Ci racconti la genesi di questo progetto? Il progetto è nato da un sodalizio umano e artistico: io e Laura Magni, l’attrice di Happy Mary, siamo amiche da più di vent’anni. Quando mi ha proposto di partecipare al bando dei Teatri del Sacro io stavo studiando – del tutto casualmente – le processioni popolari (diffuse solo in alcune regioni) in cui si mette in scena un momento non raccontato nei Vangeli, quello in cui Maria incontra Gesù risorto. L’intensità di quelle rappresentazioni ha dato il la a una serie di domande sulla Madonna, sul perché della sua storia sono stati molto evidenziati alcuni aspetti, mentre ne sono stati oscurati completamente altri e in che modo è stato costruito il suo racconto nei secoli. A Laura è piaciuta l’idea di provare a raccontare attraverso uno spettacolo una versione alternativa di Maria. Abbiamo coinvolto Roberta Lena, che è un’altra amica regista bravissima e insieme a lei è nata la drammaturgia di Happy Mary.
Quali sono i punti di forza dello spettacolo? Perché è da vedere? Oltre al fatto che lo spettacolo dà una nuova lettura di una storia universale e permette di interrogarsi su moltissimi temi, quali i modelli femminili imposti da secoli di patriarcato, il rapporto tra diverse generazioni, la maternità, il corpo, il senso del sacro, l’impossibilità di evitare il dolore nel racconto di Maria, direi che è da vedere anche per la straordinaria performance di Laura Magni. In un’ora da sola sul palco ci porta a incontrare otto personaggi diversi, ci porta in diverse epoche, ci racconta una storia da molti punti di vista differenti, è uno spettacolo che arricchisce. In cui peraltro si ride anche molto oltre a commuoversi.
Cosa significa per te andare in scena a New York? Andare in scena a New York è un sogno che neanche osavo fare mentre stavo scrivendo Happy Mary. Un’opportunità che senza il Festival In Scena! non avremmo potuto avere, senza dubbio.
Happy Mary: perché la Madonna è felice? Perché la Madonna come ogni altra donna può essere tutto, anche felice. La Madonna non può essere felice perché le succede la cosa più dolorosa che esista: l’uccisione di un figlio. Ma nella sua storia c’è molto altro, tra cui il privilegio unico di saperlo risorto: abbiamo deciso di raccontare questo, oltre alle parti che per dare spazio solo alla sofferenza sono state tagliate dalla sua storia, che resta una storia di una donna fortissima, coraggiosa, capace di tutto, anche di felicità.
Come si può raccontare Maria in modo irriverente e rispettoso al tempo stesso, senza oltrepassare i limiti dell’ortodossia religiosa? Abbiamo sempre tenuto presente di avere a che fare con un’icona sacra, forse la più intoccabile della cristianità. Ma abbiamo lavorato in modo che tutto quello che veniva messo in discussione non riguardasse mai la Madonna in sé, ma solo il modo in cui è stata raccontata e trasformata da un certo cattolicesimo degli ultimi due secoli. Ogni parte polemica, o irriverente, riguarda un tormento umano della donna che si ritrova a interpretare il ruolo di Maria in una processione e tutto quello che per lei significa misurarsi con il suo racconto, che però non viene mai intaccato o svilito, anzi: viene arricchito di forza, gioia, coraggio femminili, che in effetti studiando la marianologia ci sono, ma mancano nella vulgata popolare, nella rappresentazione della Vergine come mater dolorosa, perennemente afflitta, piangente lacrime di sangue per i mali del mondo. In Happy Mary si ride molto ma mai in maniera offensiva nei confronti dei credenti. Ridiamo con Chiara e di Chiara, la protagonista in scena, dei suoi conflitti interiori e degli scontri con la nonna, la madre, con i dogmi, con i ruoli, le aspettative del mondo. Siamo andate in scena i teatri legati a circuiti religiosi e teatri laicissimi, in ogni caso gli spettatori sono stati tutti molto felici.
Happy Mary andrà in scena al Bernie Wohl Center il 18 maggio alle ore 20 e al The Brick Theatre il 20 maggio alle ore 16.