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Arlecchino, la memoria vivente di Giorgio Strehler
a cura di Francesca Sordini
Visto al Piccolo Teatro Grassi il 4 aprile 2018
Piccolo Teatro Grassi, dal 24 aprile al 13 maggio 2018
Arlecchino servitore di due padroni
di Carlo Goldoni, regia Giorgio Strehler 
messa in scena Ferruccio Soleri, con la collaborazione di Stefano de Luca 
scene Ezio Frigerio, costumi Franca Squarciapino, luci Gerardo Modica, musiche Fiorenzo Carpi 
movimenti mimici Marise Flach, scenografa collaboratrice Leila Fteita, maschere Amleto e Donato Sartori 
con Enrico Bonavera e Ferruccio Soleri 
e con (in ordine alfabetico) Giorgio Bongiovanni, Francesco Cordella, Ugo Fiore, Alessandra Gigli, Stefano Guizzi, Pia Lanciotti, Sergio Leone, Lucia Marinsalta, Fabrizio Martorelli, Tommaso Minniti, Stefano Onofri, Annamaria Rossano e i suonatori Gianni Bobbio, Leonardo Cipriani, Matteo Fagiani, Francesco Mazzoleni, Celio Regoli 
produzione Piccolo Teatro di Milano - Teatro d’Europa
È stato il cavallo di battaglia di Giorgio Strehler. Lo diresse, in tutto il mondo, per cinquant’anni, affiancato da Marcello Moretti, indimenticabile Arlecchino. È Enrico Bonavera l’Arlecchino della messa in scena del Piccolo, per la seconda volta dopo il successo dell’anno scorso. Un Arlecchino che più bergamasco e pasticcione non si può, pronto a ingannare furbescamente gli altri senza però essere davvero meschino, che fra lazzi e frizzi accompagna lo spettatore fino alla chiusura gioiosa e allegra della commedia.


Tratto dalla celeberrima opera di Carlo Goldoni, magnifico esempio della riforma goldoniana del teatro, Arlecchino servitore di due padroni è uno spettacolo godibilissimo che però rispetta l’autorevole originale. Patchwork di dialetti quale importante eredità della commedia dell’arte, Arlecchino servitore di due padroni è una commedia perfettamente congegnata, e rivive in tutta la sua originalità e freschezza nello spettacolo diretto da Ferruccio Soleri, storico interprete di Arlecchino. 

Non sarebbe possibile un simile risultato senza degli attori capaci di parlare in dialetto o di eseguire certe gag, che oggi chiameremmo slapstick e che sarebbero poi transitate nell’orbita dei cartoni animati. Si tratta di un’arte (anche) da mimi, in questo caso purtroppo non particolarmente rifinita. Tuttavia, il cast è di valore, con punte di eccellenza nel caso appunto di Arlecchino e del dottor Lombardi. Godibilissima l’idea di far commentare agli stessi attori le proprie battute, grazie anche alla presenza, non prevista, del suggeritore, personaggio tutt’altro che passivo, in quest’opera metateatrale come la volle Strehler. Tutti gli attori si muovono davanti a tende che fungono da scenografia, la quale presenta tre sole essenziali ambientazioni: una casa borghese, una calle di Venezia, l’interno di un’osteria. Quando non recitano, gli attori si siedono “attorno” alla scena, commentando e godendosi lo spettacolo. Aiutano l’atmosfera festosa i bellissimi e fedeli costumi del ‘700. Niente strane rivisitazioni, neanche per quanto concerne i costumi, per questo Arlecchino. D’altronde non ne ha bisogno: cavalca i secoli come se non gli passasse un giorno.
  • Arlecchino servitore di due padroni
    Arlecchino servitore di due padroni
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