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Intrecci d'amore per LA DONNA LEOPARDO di Alberto Moravia 
a cura di Roberto Canavesi
Visto al Teatro Astra di Torino mercoledì 27 novembre 2019
DAL ROMANZO DI ALBERTO MORAVIA 

ADATTAMENTO DRAMMATURGICO MICHELA CESCON E LORENZO PAVOLINI 

CON VALENTINA BANCI, OLIVIA MAGNANI, PAOLO SASSANELLI, DANIELE NATALI 

IMPIANTO SCENICO, VIDEO E LUCI DIEGO LABONIA, SIMONE PALMA, CLAUDIO PETRUCCI; STYLIST GRAZIA MATERIA; MUSICHE ANDREA FARRI; CURA DEL MOVIMENTO CHIARA FRIGO; ASSISTENTE ALLA REGIA ELVIRA BERARDUCCI ; PROGETTO FOTOGRAFICO FABIO LOVINO; REGIA MICHELA CESCON 

PRODUZIONE TEATRO DI DIONISO E TEATRO STABILE DEL VENETO CON IL SOSTEGNO DI INTESA SANPAOLO IN COLLABORAZIONE CON FONDO ALBERTO MORAVIA, BOMPIANI E ZACHAR PRODUZIONI SRL
Ogni anno i cartelloni delle principali sale italiane ospitano un paio di Pirandello, altrettanti Shakespeare, tre o quattro Moliére conditi da qualche tragedia greca: grandi classici dal sicuro appeal, a prescindere dalla resa scenica, che ben inquadrano la volontà di sperimentazione del teatro italiano di oggi. In quest’ottica la scelta di Michela Cescon di cimentarsi per la sua prima regia con un inedito assoluto come La donna leopardo di Alberto Moravia non può che essere salutata come atto controcorrente di indubbio coraggio.

Romanzo postumo trovato sul letto di morte dello scrittore romano, adattato dalla stessa Cescon e da Lorenzo Pavolini, La donna leopardo è una partita a scacchi con protagoniste due coppie attraversate da tensioni e pulsioni destinate a palesarsi in tutta la loro drammaticità durante un viaggio in Gabon: nella calde ed asfissianti atmosfere africane prende infatti forma l’incontro-scontro tra il giornalista Lorenzo, il suo editore Colli e le rispettive consorti, donne tanto carismatiche quanto sentimentalmente combattute. E se nulla sembra accadere nell'algida e geometrica scena, un cubo girevole con alcune panche squadrate per uno spazio a tratti vivacizzato dal cromatismo delle calde luci, i cento minuti filati sono in realtà l'ideale habitat per una resa dei conti scandita da ripicche e gelosie, reali o presunti tradimenti, in un reciproco tira e molla con i personaggi mostrarsi appassionati amanti come anaffettive creature. 

Dovendo fare i conti con una scrittura affatto facile, peraltro non concepita per la rappresentazione a teatro, la Cescon sposa la causa di un impianto a metà tra la commedia onirica ed il dramma naturalistico, arrivando a muovere i quattro attori come pedine su di una scacchiera: prova ne è l’incedere dei bravi Valentina Banci, Olivia Magnani, Paolo Sassanelli e Daniele Natali, ora schegge impazzite capaci di bruschi e repentini movimenti, ora rigide sagome pronte a sciogliersi in appena abbozzate coreografie. Tutto questo sullo sfondo dell’Africa nera, luogo ricco di mistero e di fascino dove la natura regna incontrastata con uomini ed animali pronti ad interagire sulla spinta di un’atavica forza.

Occasione per (ri)scoprire la scrittura di un Moravia forse troppo presto dimenticato, La donna leopardo incarna la grande attenzione riservata dal suo autore al rapporto uomo-donna, universo relazionale su cui Moravia ben si concentra in una serie di intensi ed appassionati dialoghi, di per sé già molto teatrali, da considerarsi nella resa scenica dell'operazione firmata Cescon-Pavolini gli aspetti di maggior interesse.
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