traduzione Monica Capuani
con Roberta Caronia e Isacco Venturini
regia di Elena Serra; spazio scenico e luci Jacopo Valsania; scrittura coreografica Isacco Venturini; progetto video Portrait di Donato Sansone
produzione TPE – Teatro Piemonte Europa in collaborazione con Intesa Sanpaolo
Si ringrazia TREND - Nuove Frontiere della Scena Britannica
Sullo sfondo della Glasgow cosmopolita, insieme di umanità che Jacopo Valsania fa rivivere in scala nei cassettoni lignei di cui si compone lo spazio scenico, in CIARA. La donna gigante, diretto da Elena Serra negli innovativi spazi torinesi dell’Area X, assistiamo al lento deterioramento di uno spirito umano: da un lato il quotidiano impegno nella gestione e cura degli artisti, dall’altro la progressiva decomposizione delle certezze di una vita i cui destini si incrociano con quelli di Alan Torrence, pittore "maledetto" autore di quel ritratto, La donna gigante, che per Ciara tanto risuona come metafora di una vita intera.
La scrittura di Harrower è incalzante, alterna tensione drammatica a momenti di sottile humour, richiedendo a Roberta Caronia, ben sostenuta in scena dalla silenziosa presenza di Isacco Venturini, una costante disciplina nell’assecondarne le diverse sfumature: con il pubblico seduto a ferro di cavallo intorno lo spazio scenico, l’attrice siciliana diventa magnetica presenza nella narrazione di un racconto a più facce che la vede far vivere il suo personaggio contro i fantasmi dell’ingombrante passato. E’ questo il caso delle figure del padre e del consorte Bryan, al pari del legame con il fratello tossicomane prematuramente scomparso, per non parlare di quel boss della malavita che considera lei, un tempo giovane ragazza ed ora donna matura, appetitoso oggetto di trastullo sessuale: ottanta minuti filati con la regia di Elena Serra tanto attenta nel garantire l’equilibrio tra i differenti filoni narrativi quanto abile nel tessere sottili legami, arrivando alla finale definizione di un unicum tematico, e non alla narrazione di singole storie l’una indipendente dall’altra.
E se il quadro di Torrence ritrae una donna dalle enormi proporzioni distesa di fianco sullo sfondo di Glasgow, ascoltando le parole di Harrower si entra in profonda empatia con Roberta/Ciara in un gioco di sguardi che si incrociano: ora ricerca di condivisione, ora risposta ad una disperata invocazione d’aiuto che la sollevi dal dolore, quello sì rimasto intatto, per la morte del fratello e per un destino più volte sfidante le cui proiezioni da incubo si materializzano nei video di Donato Sansone. I ripetuti applausi finali sono il giusto tributo ad un monologo che è innanzitutto prova d’attrice di assoluto livello sostenuta con eleganza e intensità, vivendo a pieno la forza di parole fatte proprie in totale simbiosi fisica ed emotiva.
Ciara ph.-Luigi-De-Palma.jpg