Può il semplice gioco tra sorelle diventare pretesto per una riflessione a tutto campo sulla vita e sulle sue articolate dinamiche? La risposta è si, almeno a giudicare da Farfalle, testo di Emanuele Aldrovrandi, in scena al Teatro Gobetti per il cartellone dello Stabile torinese, con protagoniste due sorelle, la bionda Bruna Rossi e la mora Giorgia Senesi, decise a dilettarsi con il gioco che le ha unite fin da quando, piccolissime, sono rimaste sole: insieme a loro una collana a forma di farfalla che a turno consentirà a chi la avrà in mano di far fare all’altra qualsiasi cosa, pena la fine del gioco.

Partendo da questa premessa le due attrici giocano a interpretare i personaggi principali delle loro vite, in un susseguirsi di scene che raccontano con tragicomica ironia crescita e scelte di vita non sempre lineari, talvolta bizzarre o inaspettate, approdo per una sempre maggiore consapevolezza di sé vivendo un ruolo di donna assai diverso da quello delle adolescenti che sono state: si realizzerà così una sorta di elastico con le due donne prima allontanarsi per poi rientrare in intimo contatto, salvo scontrarsi violentemente. "È difficile raccontare - scrive Emanuele Aldrovrandi - di cosa parla un testo e forse è ancora più difficile sapere quali siano state le esigenze che ti hanno portato a scriverlo. Per Farfalle ne posso ipotizzare almeno tre. La prima, iniziale, era la volontà di mettermi alla prova cimentandomi con la scrittura di personaggi femminili complessi": ed ancora la volontà di riflettere sul valore dell’esperienza, ispirati dalla convinzione di come il mondo sia pieno di persone che dispensano consigli in base al loro vissuto personale e come tutta la nostra cultura sia in realtà edificata sull’idea che la conoscenza si possa diffondere o tramandare. 
Assioma di base che ha spinto l’autore ha interrogarsi, da un lato, se le esperienze che facciamo siano veramente tutte foriere di insegnamenti sulla vita, su noi stessi o sugli altri, dall’altro su fino a che punto facciamo del bene al prossimo quando cerchiamo di trasmettergli quello che pensiamo di aver imparato. "La terza esigenza - continua l’autore - è meramente scenica: volevo costruire una dinamica che fosse interna alla vicenda, ma allo stesso tempo avesse il potere di creare le situazioni e i personaggi. Per questo le altre figure della storia, dal padre inaffidabile al medico opportunista, sono sempre in bilico fra l’avere una vita propria e l’essere proiezioni generate dal vortice del gioco in cui le due sorelle sono immerse".

E cosi, dopo dieci anni dalla stesura di un testo pubblicato e tradotto con tanto di debutto assoluto nel 2019 in terra americana, è giunto il momento per il drammaturgo emiliano di riprendere in mano quelle parole e situazioni, cimentandosi nella regia di un copione che in un certo senso è come se si fosse allontanato dall’autore per poi farvi ritorno, vissuto ora come partitura teatrale di un soggetto terzo. La sua tardiva riscoperta ha instillato nella mente di chi lo ha scritto la convinzione che questa pièce sia soprattutto un manifesto dell’amore, passione conflittuale e competitiva che può spingersi oltre l’incomprensione e oltre i confini della vita: "ho voluto concentrarmi - conclude Aldovrandi - sul raccontare due donne che hanno già vissuto, che hanno già provato a capire e a capirsi, che non ci sono riuscite eppure, in un qualche modo che trascende i confini dello spazio e del tempo, sono ancora unite". 

Produzione Associazione Teatrale Autori Vivi / Teatro Elfo Puccini / Emilia Romagna Teatro ERT – Teatro Nazionale, Farfalle di Emanuele Aldovrandi, sua anche la regia, vedrà in scena Bruna Rossi e Giorgia Senesi. Repliche al Teatro Gobetti martedì, giovedì e sabato alle 19.30, mercoledì e venerdì alle 20.45, la domenica alle 15.30, con biglietti ad Euro 28 ed Euro 25. Info allo 011.51.69.555 o su www.teatrostabiletorino.it.