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La disarmante modernità de L’ISPETTORE GENERALE di Nikolaj Gogol’
a cura di Roberto Canavesi
Rocco Papaleo in uno degli assoluti capolavori della drammaturgia russa
Torino, al Teatro Carignano, da martedì 9 a domenica 21 gennaio 2024
È risaputa l'esistenza di testi che non conoscono il trascorrere del tempo, tale e tanta è la loro capacità di affermarsi nel presente pur avendo una vita letteraria e teatrale lunga secoli: è questo il caso de L’ispettore generale di Nikolaj Gogol’, tragicomica saga che il drammaturgo russo scrisse a metà Ottocento, a prima lettura per contenuti e tematiche di possibile composizione ai giorni nostri.

Primo titolo dell’anno per il cartellone dello Stabile torinese, spazio alla rilettura adattata e diretta da Leo Muscato di uno dei capisaldi del teatro russo, saga da contestualizzare nella prima metà del diciannovesimo secolo quando, per controllare la vita e l'operato dei suoi sudditi, lo zar Nicola I istituisce un nuovo organo di Stato chiamato "Terza Sezione": sorta di inquisizione decisa a perseguire e ostacolare il libero pensiero e i liberi pensatori, intellettuali che rispondevano ai nomi, tra gli altri, di Dostolevskij, Puškin e Gogol’ stesso. Inasprimento dei controlli cui, in breve tempo, corrispose come effetto collaterale la nascita di un processo di burocratizzazione della macchina amministrativa destinato a portare con sé un generale aumento del livello di corruzione fra i funzionari statali.

In questo quadro, di per sé assai poco rassicurante, si inserisce la piéce di Gogol’, commedia satirica estremamente divertente che si prende gioco delle piccolezze morali di chi detiene un potere e si ritiene intoccabile: fondandosi sul più classico degli equivoci, la trama risulta essere assai lineare con un remoto paesino della provincia russa dove il frivolo viaggiatore Chlestakov è scambiato per un dirigente dello Stato spedito dallo zar ad indagare sulla condotta dei funzionari cittadini. Affatto trascurabili e di impressionate attualità saranno le nefaste conseguenze che a cascata si generano per i "notabili" del villaggio: a partire infatti dal Podestà di Rocco Papaleo, lui e la stragrande maggioranza dell’intera comunità si troveranno all’improvviso proiettati in un circo dove vivranno il giorno più lungo e tragico della propria esistenza col timore di venire smascherati.

"Il testo di Gogol’ - è scritto nella presentazione - è molto più metaforico che naturalistico e denuncia, attraverso riso e comicità, la burocrazia corrotta della Russia zarista. L’ispettore generale conduce in un mondo in cui l’ingiustizia e il sopruso dominano l’esistenza. Ma non è l’uomo a essere malvagio; è la società che lo rende corrotto e corruttore, approfittatore, sfruttatore, imbroglione": scritta nel 1836, anno in cui sulle scene russe erano già stati rappresentati testi riferibili agli abusi quotidiani dei burocrati statali, L’ispettore generale è forse la prima opera che annovera una galleria di personaggi tutti negativi, prospettiva questa inconcepibile per lo spettatore del tempo abituato sempre a confrontarsi con caratteri buoni e ad altri cattivi, assecondando la più classica dicotomia di un racconto che presentava la contrapposizione tra le ragioni del bene e quelle del male. 

E lo stesso epilogo appariva agli occhi dei più eccessivamente ambiguo, tanto perché in scena non si celebrava il trionfo della giustizia e il castigo dei corrotti, quanto perché non risultava alla fine esplicitato se il vero ispettore generale, il cui arrivo sarà annunciato nell’ultima scena, avrebbe realmente fatto giustizia o, piuttosto, si sarebbe uniformato ai comportamenti fino a quel momento esibiti dal falso revisore. Al tempo classico "testo di rottura", L’ispettore generale ritorna in scena con tutto il suo carico di disarmante e spiazzante cattiveria, parodia di un sistema politico ed amministrativo lontano nel tempo, almeno quanto impietosa istantanea di quell’attualità che ogni giorno lo spettatore di oggi si trova, suo malgrado, a vivere.

Produzione Teatro Stabile di Bolzano, Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, Teatro Stabile del Veneto – Teatro Nazionale, adattamento e regia di Leo Muscato, L’ispettore generale di Nikolaj Gogol’ vedrà in scena Rocco Papaleo con Elena Aimone, Giulio Baraldi, Letizia Bravi, Marco Brinzi, Michele Cipriani, Salvatore Cutrì, Marta Dalla Via, Gennaro Di Biase, Marco Gobetti, Daniele Marmi, Michele Schiano di Cola e Marco Vergani: repliche per due settimane al Teatro Carignano martedì, giovedì e sabato alle 19.30, mercoledì e venerdì alle 20.45, domenica alle 16, con biglietti ad Euro 37 ed Euro 34. Info allo 011.51.69.555 o su www.teatrostabiletorino.it.
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